Mirafiori, tutti alle urne Fiat spera che il sì superi il 60% Camusso: "Fiom resterà"
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Landini: ma non firmeremo. Fassino: il piano dà certezze
TORINO - Mirafiori sta votando da ieri notte. I seggi si sono aperti alle 22 e sono stati chiusi alle 2. Questa mattina si vota tra le 7,30 e le 13 mentre nel pomeriggio si voterà tra 14,30 e 19,30. Lo scrutinio dovrebbe concludersi intorno a mezzanotte. L´attesa per il risultato del voto è enorme non solo a Torino. I sindacati attenderanno l´esito del referendum nelle loro sedi torinesi. Mercoledì sera è arrivato a Torino da Detroit John Elkann. Sergio Marchionne lo ha raggiunto ieri mattina. Presidente e amministratore delegato hanno trascorso la giornata al Lingotto e presumibilmente questa sera attenderanno i risultati dello scrutinio nei loro uffici.
Il clima della vigilia è di grande incertezza. Non tanto sull´esito finale (molti danno per probabile la vittoria del sì) quanto sulle dimensioni. Fa da riferimento il risultato del voto a Pomigliano: quest´estate nella fabbrica campana il sì ottenne il 63 per cento mentre il no arrivò al 36. Superare il 63 per cento di sì potrebbe essere considerata una vittoria della Fiat e dei sindacati che hanno firmato l´accordo mentre scendere sotto quella soglia o addirittura sotto il 60 per cento dei consensi all´intesa verrebbe considerata una battuta d´arresto. Ieri al Lingotto non molti scommettevano sulla possibilità di superare la quota di consensi ottenuta a Pomigliano.
Una preoccupazione che riguarda anche i sindacati del fronte del sì. Ieri le due assemblee di lavoratori convocate da Fim, Uilm, Ugl e Fismic sono andate semideserte. Un dato poco significativo dal punto di vista delle previsioni di voto: le assemblee erano state organizzate fuori dalla fabbrica e fuori dall´orario di lavoro. Ma un brutto colpo sul piano dell´immagine. L´andamento delle ultime giornate sembra invece aver dato un po´ di fiducia a un fronte del no che a Mirafiori parte del 30 per cento dei consensi. I metalmeccanici della Cgil hanno tenuto ieri le assemblee in fabbrica: «Sono state importanti occasioni di confronto - dice Giorgio Airaudo della Fiom - e molti sono venuti a ringraziarci per la nostra battaglia di questi mesi. Forse non tutti voteranno no ma hanno apprezzato che noi saremo comunque vicini ai lavoratori, qualsiasi voto esprimano». Infine l´effetto Berlusconi: non è detto che l´appoggio esplicito del premier a Marchionne abbia giovato alla causa dell´ad, anzi può aver avuto l´effetto contrario. Certo in Fiat la mossa ha suscitato un po´ di stupore.
Nelle ultime ore la battaglia del «sì» e del «no» è stata soprattutto a cercare di convincere gli indecisi. Durissima Susanna Camusso: «Se l´imprenditore sceglie al posto del lavoratore c´è un vulnus democratico. Le fabbriche non sono delle caserme». Poi la promessa: «La Fiom, anche in caso di vittoria del sì al referendum, non resterà a lungo fuori dalla fabbrica». Maurizio Landini replica: «In ogni caso la Fiom non firmerà l´accordo, qualsiasi sia l´esito del referendum». Dal fronte del «sì» risponde Bonanni: «La Fiom può tornare se accetta le regole della maggioranza. L´accordo è un buon accordo e per questo si deve votare sì». A favore dell´intesa voluta da Marchionne si schiera anche Piero Fassino, uno dei candidati sindaci di Torino alle primarie del Pd: «Il piano Marchionne dà certezze occupazionali e industriali».