Miracolo di Fazio: ha compattato i contestatori interni
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Lunedì 16 maggio 2005
Diario sindacale di Enrico Marro
Miracolo di Fazio: ha compattato i contestatori interni Bankitalia, assemblea unitaria dei dipendenti a ridosso dell’assemblea generale. Pubblico impiego, si tratta in albergo
Relazioni sindacali per nulla tranquille in Banca d’Italia, a due settimane dall’Assemblea generale e dalle Considerazioni finali del governatore Antonio Fazio . Le trattative per il rinnovo del contratto di lavoro che interessa circa 8.400 dipendenti e che è scaduto il 31 dicembre 2001 sono interrotte dal luglio 2003, quando la Banca modificò unilateralmente il regolamento del personale in modo da poter prorogare, fino a tre anni, la permanenza in servizio del personale direttivo, una volta raggiunti i limiti per il pensionamento (65 anni d’età o 40 di contributi). La mossa servì a Fazio per evitare di mandare a casa tre suoi stretti collaboratori, Vincenzo Pontolillo , Bruno Bianchi e Vincenzo Catapano . Ma durò poco. Il giudice del lavoro, al quale i sindacati si rivolsero, condannò Via Nazionale per comportamento antisindacale. Nel frattempo Pontolillo ha lasciato la Banca mentre Bianchi e Catapano hanno un contratto di consulenza. Ma è ancora in piedi il giudizio d’appello chiesto dal governatore. Il 5 maggio tutti e sette i sindacati presenti a Palazzo Koch hanno scritto a Fazio chiedendogli di rinunciarvi come condizione per tornare a normali relazioni sindacali. Ma il governatore continua a pensare che la Banca debba essere libera di poter gestire il rapporto di lavoro anche se non si raggiunge l’accordo con le organizzazioni dei lavoratori.
Tra febbraio e marzo si sono svolti scioperi in tutte le sedi della banca centrale. E ora i sindacati stanno preparando un’assemblea di tutti i lavoratori, aperta alla stampa, da svolgere a ridosso del 31 maggio. «Ma stiamo cercando un posto fuori dal palazzo perché la Banca non fa entrare i giornalisti», dice Paola Brunetti (Cgil). Sarà anche questa una iniziativa unitaria, «perché Fazio - continua Brunetti - ha realizzato il miracolo di compattare il fronte sindacale».
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Una trattativa anomala quella sul contratto dei dipendenti pubblici, cominciata in un albergo romano, la scorsa settimana, anziché in una sede istituzionale. Non solo. Il negoziato è stato avocato dai segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Guglielmo Epifani , Savino Pezzotta e Luigi Angeletti . Di fatto tagliando fuori i segretari confederali con la delega in materia: Gian Paolo Patta (Cgil), Nino Sorgi (Cisl) e Antonio Foccillo (Uil). Che non l’hanno presa affatto bene. Al punto che Patta avrebbe minacciato di rimettere il mandato. Si è poi notato che, per la Cisl, ha parlato (con dichiarazioni di fuoco contro il governo e la Confindustria) soprattutto Raffaele Bonanni , che pure non ha la delega sul pubblico impiego, ma gode di un forte sostegno nel settore. Un ulteriore segno, se mai ve ne fosse bisogno, della corsa al dopo Pezzotta.
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In Italia è passata quasi inosservata, ma la direttiva europea sull’orario di lavoro, approvata qualche giorno fa dal Parlamento europeo, ha provocato un mezzo terremoto nel Regno Unito, tanto che il Financial Times ha dedicato all’argomento l’intera pagina 3 del numero in edicola il 12 maggio. E si capisce perché: l’Aula di Strasburgo ha approvato un emendamento che prevede la soppressione, entro tre anni, della clausola di opting out , che permette ai lavoratori britannici di andare oltre il limite delle 48 ore di lavoro settimanali stabilito dall’Ue. Una sconfitta per il governo di Tony Blair, mentre il segretario della Ces (sindacati europei), John Monks , anche lui inglese, ha commentato: «È la prova che l’Europa sociale esiste».
emarro@rcs.it
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