21/4/2005 ore: 12:35

Milano. Lo sciopero ferma i tram e i metrò

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    giovedì 21 aprile 2005

    Pagina III - Milano

    I TRE CASI  
    Il rinnovo dei contratti alla base delle proteste che oggi e domani limiteranno i trasporti in città  
    Lo sciopero ferma i tram e i metrò  
    I vigili del fuoco mettono a rischio i voli da Linate e Malpensa    
    Sarà un venerdì senza mezzi per quattro ore, dalle 8.45 alle 12.45, in una fascia difficile
    La situazione è calda anche all´Ortomercato
    Nel meccanotessile 30mila posti a rischio  

    ANDREA MONTANARI

    Inizia da oggi un periodo difficile per chi viaggia in aereo, in treno o usa i mezzi pubblici per spostarsi in città. Il tutto a causa degli scioperi indetti dai sindacati che rappresentano diverse categorie di lavoratori. A cominciare dai vigili del fuoco che oggi incroceranno le braccia per quattro ore dalle 12 alle 16. Lo sciopero è stato indetto da Cgil, Cisl, Uil, Rdb, Confsal e Rsu. Le conseguenze maggiori potrebbero esserci nelle attività degli aeroporti di Linate e Malpensa. Anche se la Sea, la società che ha in gestione gli scali milanesi, ieri escludeva possibili ritardi o cancellazioni nella partenza o nell´arrivo degli aerei. Domani, invece, sarà la volta degli autoferrotranvieri, che rimarranno nei depositi con i loro mezzi per quattro ore dalle 8,45 alle 12,45. Si tratta di solo quattro ore, ma in una delle fasce di maggiore richiesta da parte dell´utenza. Non è difficile prevedere le possibili conseguenze sul traffico. Dal canto suo, l´Atm in una nota ha spiegato «di non essere in grado di prevedere l´entità della riduzione del servizio sulla sua rete», a causa dello sciopero.

    Mentre lo sciopero di 24 ore indetto dai sindacati di categoria che rappresentano i ferrovieri è stato rinviato al 12 maggio. Si tratta di vertenze che si trascinano da tempo e rischiano di rendere ancora più caldo il clima già pesante per le conseguenze, anche nel Milanese, della crisi che ha colpito molti settori dell´industria e del commercio. Con conseguenti perdite di posti di lavoro, o avvio delle procedure di mobilità per nuovi tagli occupazionali. La vertenza dei vigili del fuoco è legata al mancato rinnovo del contratto di lavoro del pubblico impiego, scaduto da ormai 15 mesi. Ma ha anche delle motivazioni squisitamente locali, come «la mancanza di risposte sul problema della disastrosa situazione degli organici e di tutte le qualifiche». Per informare i milanesi di una situazione che Massimo Berto della Rsu definisce «ormai insostenibile» questa mattina i pompieri terranno un presidio davanti alla sede del comando provinciale in via Messina, 35. «Per coprire Milano e tutta la provincia ci sono oggi solo 900 vigili del fuoco, che coprono quattro turni. Spesso quando si esce siamo costretti a lasciare sguarnite le caserme». Lo sciopero degli autoferrotranvieri, invece, è stato indetto a livello nazionale da Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uil trasporti, Faisa-Cisal, Ugl e Orsa. È di sole 4 ore, perché si tratta della prima agitazione indetta dai sindacati confederali per protestare contro la decisione delle aziende dei trasporti di non riconoscere in busta paga i primi tre giorni di malattia. «È una scelta inaccettabile» - spiega il segretario della Filt Nino Cortorillo. Mentre il segretario generale della Uil Roberto Monticelli ha anticipato che molti suoi iscritti organizzeranno dei presidi in varie zone della città indossando mascherine con la scritta: «Ai tranvieri è proibito ammalarsi».

    Ma è la punta di un iceberg. La situazione al limite dell´esasperazione anche all´Ortomercato, dove da ieri i sindacati hanno minacciato di bloccare il più grande mercato all´ingrosso, dopo aver raccolto già 400 firme contro lo stato dei capannoni e la presenza sempre più numerosa di lavoratori irregolari. «Ormai la situazione è fuori controllo - ha denunciato Giorgio Vanoli della Filcams-Cgil -. Se la Sogemi, che gestisce il mercato, non interviene bloccheremo tutto».


    Allarme rosso anche nel settore meccanotessile, dove, secondo una stima della Fim-Cisl, sono a rischio ben trentamila posti di lavoro solo nella provincia di Milano. Ne sanno qualcosa i 69 dipendenti della Brazzoli di Senago che sono in cassa integrazione. E i 210 che rischiano all´Alcan di Rozzano. Non va meglio nelle telecomunicazioni. La Lares Cozzi di Paderno Dugnano, ad esempio, ha messo in mobilità 47 dipendenti su 21o. Mentre la ex Padovani di Cusago è addirittura fallita, mandando in fumo 150 posti. E sono solo alcuni esempi.

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