Messico/La Repressione Anti-Operaia - I sindacati mondiali: una settimana di mobilitazione «per i diritti»
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Il 19 febbraio del 2006 esplodeva inMessico la miniera di Pasta de Conchos uccidendo 65 lavoratori. Da allora, nulla è stato fatto per accertare le responsabilità, sia pubbliche che private, e i corpi dei minatori restano ancora sepolti sotto le maceriere. Nel frattempo si sono intensificati gli attacchi governativi e di squadracce private assoldate dai padroni ai danni dei minatori per azzerare ogni loro diritto e impedire qualsivoglia miglioramento delle terribili condizioni di lavoro e di vita. L’attacco ai diritti non riguarda soltanto i minatori ma l’insieme del mondo del lavoro, ed è per questo che il sindacato mondiale dei metalmeccanici (Fism) e quelli dei chimici, dei trasporti e all’Uni hanno indetto una settimana di mobilitazione. In Italia il segretario generale della Fiom Maurizio Landini ha scritto all’ambasciatore messicano in Italia per chiedere la fine della repressione antioperaia e dell’attacco sistematico ai salari e alle libertà sindacali, in un paese in cui «40 milioni di persone vivono in povertà e 25 in condizione di povertà estrema». Ai salari da fame si aggiungono le aggressioni fisiche dei corpi armati dello stato e dei privati, le minacce, la cancellazione delle libertà sindacali. Nel settore dell’elettricità, i sindacati sono stati cacciati con la forza dalla compagnia pubblica che è stata successivamente sciolta. Ben 30 sindacati messicani indipendenti «subiscono violazioni del diritto alla libertà sindacale e persino attacchi da parte della polizia e dell’esercito».
Anche a prescindere dalle violenze fisiche e dalle violazioni delle leggi vigenti inMessico, sbilanciate a favore degli imprenditori che impongono l’esclusione di rappresentanti sindacali non proni ai diktat padronali, è invalsa la pratica dei «contratti di protezione, accordi collettivi che impediscono la democratizzazione e la contrattazione. Sono firmati alle spalle dei lavoratori da padroni e intermediari il cui principale obiettivo – denuncia il Fism insieme alle altre organizzazioni mondiali - è di impedire l’emergere di una rappresentanza sindacale vera». Naturalmente in assenza di ogni verifica del giudizio dei lavoratori sui contenuti degli accordi e della reale rappresentanza sindacale. Sarà questo l’obiettivo finale che ha in mente l’ad della Fiat Sergio Marchionne?