McDonald’s: «Gli hamburger piacciono sempre»
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Lunedì 15 Gennaio 2001
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La Stampa McDonald’s |
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«Gli hamburger piacciono sempre» |
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TORINO EFFETTO mucca pazza? «No, questo deserto è normale la domenica all’ora di pranzo». Ieri il McDonald’s di fianco alla stazione Porta Susa, a Torino. era deserto, o quasi, e dell’affollamento dei giorni di lavoro non c’era traccia. Per vedere la fila davanti alle casse come se nulla fosse bisogna aspettare che faccia sera, quando, se si chiede con un sorriso un Big Mac «alla mucca pazza» (4900 lire), la signorina risponde stando al gioco: «Non credo che ne abbiamo. Ti dò quello normale, va bene?». Ma la desolazione dell’ora di pranzo proprio non c’entra con mucca pazza? «No, le dico che è solo perchè è domenica», insistono gli inservienti, in camicia scura e cappellino. E sì, non può che essere così, a giudicare dagli hamburger che s’infilano in bocca i pochi clienti: Big Mac, Cheeseburger e tutto il repertorio di fettine di carta tritata, pressata e scottata alla piastra che la catena può sfornare. E’ deserto o quasi il ristorante gemello all’uscita delle autostrade, direzione centro città. C’è gente - ma meno del solito - seduta ai tavoli di quello che si affaccia sotto i portici di una delle piazze simbolo di Torino, Piazza Castello. Ma mucca pazza, fanno sapere, non c’entra. E non c’entra nemmeno il fatto che il primo animale italiano che ha dato esito positivo ai test anti-Bse sia stato macellato da una società del gruppo Cremonini, che fornisce la carne rossa a McDonald’s. E’ domenica, ora di pranzo, al «Mc» per turisti e famigliole che portano i bambini a pranzo fuori. Friggono gli hamburger sulle piastre, ma meno del solito. I grandi mangiano le insalatone: mais, carote, tonno e gamberetti; i piccoli affondano le mani nelle patatine con maionese o ketchup. «E poi che vuole: uno non si può mica fare stressare in questo modo. Mucca pazza va bene, ma si deve pur vivere», sorride Enrichetta Valfrè davanti al «Mc» di Piazza Castello. «Insomma: i macellai danno 10 mila rassicurazioni, così danno al ristorante, così facevano anche qui. C'è un caso di mucca pazza anche in Italia? Pazienza, speriamo che sia l’unico e che in passato sia sempre stata servita ovunque carne sana...». Vivere e mangiare sereni nell'era di mucca pazza non è facile. Il cartello «Le nostre carni sono certificate» affisso alle finestre dei «Mc» oggi suona un po’ strano. Ma la gente non ci fa caso. «Sono laureato in biologia e la questione della Bse l’ho analizzata a fondo e non sono per nulla spaventato», dice un ragazzone. Cos’ha mangiato? «Un’hamburger, ovviamente...». E la paura? Dove sono finiti i salutisti e quelli che sono terrorizzati all’idea di finire vittima del morbo? Sarà perchè è domenica, ma nel piccolo campione di popolazione che si ciba di hamburger la parola «timore» non viene mai pronunciata. E Vittorio Dalmolin, con il figlio per mano, sorride: «Il giornale non l’ho ancora letto. E poi, francamente, mi sembra tutto esagerato. Prima ti dicono che il prione-killer è solo nei tessuti molli, poi viene fuori che anche le carni rosse possono far male». Sorride suo figlio: «Mi hanno regalato il palloncino». Quando si fa buio al «Mc» si affollano i giovani. C’è un gran via-vai di vassoi. Soddisfatti? «Non possiamo dire nulla. No, neanche commentare la giornata. Non siamo autorizzati. Si rivolga alla direzione centrale, a Milano». Ma la paura? «Ma quale paura...». |
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