6/5/2003 ore: 12:13
Maroni incontra il sindacato che non c’è
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martedì 6 maggio 2003PER P
ER IL RINNOVO DEL CONTRATTO
Maroni incontra il sindacato che non c’è
Nell’attesa del vertice con Cgil, Cisl e Uil sulle pensioni, il ministro si confronta coi «padani»
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Laura Matteucci
MILANO Maroni inaugura a modo suo la trattativa sulla delega previdenziale con i sindacati. Il primo incontro l’ha avuto
ieri pomeriggio con il Sinpa, il sindacato padano, che esiste solo nella mente dei leghisti.
E oggi pomeriggio, invece, è in programma il vertice decisivo con
Cgil, Cisl e Uil, che attendono dal ministro al Welfare «risposte certe e corrispondenti alle nostre richieste, già formulate la settimana scorsa», come dice Morena Piccinini, della segreteria nazionale Cgil. «Solo a quel punto potremo aprire un confronto di merito vero sulla delega», prosegue. In caso contrario, verranno decise iniziative di mobilitazione
che arriveranno fino allo sciopero.
Alla vigilia dell’incontro, le posizioni rimangono distanti, soprattutto dopo che Confindustria ha irrigidito nei giorni scorsi le proprie posizioni.
Qualche spiraglio per una chiusura positiva c’è, come sottolinea il presidente dell’Inpdap, Rocco Familiari, che parla di «tenore ottimistico delle dichiarazioni del ministro e dei sindacati».
Non è ottimista, invece, il responsabile del dipartimento Welfare della Cgil Daniele Cerri, che parla di «ambiguità da parte del governo»,
il quale peraltro «non ha mai confermato che sulle soluzioni trovate
nel confronto con i sindacati non debbano più avvenire modifiche a livello parlamentare».
Da parte sua, Maroni negli ultimi giorni, e ancora domenica dal raduno
leghista di Pontida, ha espresso più volte ottimismo per una possibile intesa.
D’altro canto, ha anche chiesto ai sindacati di evitare gli ultimatum, e ha fatto capire di voler concludere entro la fine di giugno o comunque prima della chiusura estiva. Inutile dire che il suo incontro con il Sinpa è stato, come l’ha definito lui stesso, «estremamente cordiale».
Il sindacato padano ha chiesto al governo di investire sui giovani, salvaguardando però le pensioni di anzianità; di diminuire il costo del lavoro con la riduzione degli oneri impropri, mantenendo l’attuale 33% di contributo previdenziale, e di dire no al conferimento obbligatorio
del Tfr nei fondi.
Meno facile per Maroni si preannuncia invece il pomeriggio di oggi.
La decontribuzione è un terreno di scontro senza possibilità di mediazione: gli industriali la vogliono a tutti i costi, Cgil, Cisl e Uil la rifiutano. Ma l’incontro non servirà ai sindacati tanto per ribadire
le richieste di modifica alla delega sulle pensioni, quanto per capire una
volta per tutte se il governo è disposto a fare il passo in avanti necessario ad evitare un nuovo sciopero: accettare i quattro «no» di Cgil, Cisl e Uil e aprire il confronto tecnico sulle migliori soluzioni
alternative.
Le richieste dei sindacati riguardano quattro punti: no alla decontribuzione per i nuovi assunti; no alla obbligatorietà di versare il Tfr ai fondi pensione; no all’equiparazione tra fondi aperti e chiusi; infine, Cgil, Cisl e Uil chiedono di mettere dei paletti alla delega per la
redazione di un testo unico in materia, che deve assumere come riferimento i criteri della riforma Dini del ‘95.
Il presidente della Camera, Pier Ferdinando Casini, in materia di pensioni pensa ad iniziative quali «il potenziamento della previdenza complementare, attraverso lo sviluppo dei fondi pensioni e delle altre forme di investimento, in termini tali da non penalizzare i lavoratori
e per quanto concerne l’utilizzo del Tfr non penalizzando le imprese». E sull’argomento interviene anche Livia Turco, responsabile del Welfare per i Ds, con un invito al governo: «Dia risposte precise alla piattaforma sindacale unitaria - dice - e non si lasci guidare dalle divagazioni del ministro Buttiglione il quale, in una intervista su un quotidiano, sostiene cose giuste quando afferma che bisogna promuovere politiche a sostegno delle famiglie. Ma un ministro
non dovrebbe limitarsi a parlare: dovrebbe fare nei momenti e nelle sedi opportune qual è la Finanziaria o quale è stata la controriforma Tremonti sulla politica fiscale che nulla ha previsto per le famiglie e per i ceti più poveri».