Maroni allenta i vincoli al cumulo delle pensioni

(Del 15/9/2002 Sezione: Economia Pag. 14)
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SI PREPARA IL BILANCIO 2003: ALLO STUDIO INCENTIVI PER IL CREDITO AL CONSUMO |
Maroni allenta i vincoli al cumulo delle pensioni |
La riforma della Previdenza entra in Finanziaria. L´Inpdai confluirà nell´Inps |
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ROMA Roberto Giovannini
Via il divieto di mettere insieme pensione di anzianità e lavoro: ma soltanto per chi accetterà di lavorare per altri due anni. L´annuncio che la Finanziaria 2003 conterrà anche alcuni interventi in tema di previdenza lo ha dato ieri il ministro del Welfare Roberto Maroni a Varese, dove incontrava il suo omologo francese François Fillon. Altra novità, la confluenza dell´Inpdai - l´ente previdenziale dei dirigenti di azienda, in gravissimi difficoltà finanziarie - all´interno dell´Inps. Infine, si lavora anche a misure di incentivazione per il proseguimento del lavoro per i lavoratori fino a 70 anni di età. La parziale abolizione del cumulo - misura già contenuta nella delega previdenziale all´esame del Parlamento - in pratica consentirà dal 1° gennaio del 2003 ai lavoratori che hanno 57 anni di età anagrafica e 37 anni di contributi di poter andare in pensione di anzianità e svolgere attività lavorative, senza decurtazioni parziali o integrali dell´assegno pensionistico. Attualmente, per andare in pensione di anzianità, basta avere 35 anni di anzianità contributiva: in pratica, dunque, la misura incentiverebbe chi ha diritto di andare in pensione anticipata a continuare a lavorare per altri due anni. In cambio di questo sacrificio, il lavoratore a tempo debito potrebbe svolgere altri lavori e continuare a godere della pensione integrale (oggi bisogna avere 40 anni di contributi). Secondo i calcoli del ministero del Welfare, almeno il 75% di coloro che vanno in pensione di anzianità (con 35 anni di contributi) continua a lavorare, ma in nero. E così, i maggior oneri per gli assegni di pensione più generosi verrebbero controbilanciati dal minor numero di persone che opteranno per rinviare l´uscita per due anni, e dalle entrate fiscali legate al lavoro svolto alla luce del sole. «È prevista nella delega - ha detto Maroni - la progressiva abolizione del divieto di cumulo tra reddito da pensione e reddito da lavoro. Per questa norma e solo per questa norma stiamo pensando se sia utile e possibile un'anticipazione nella Finanziaria». Per il resto, Maroni è convinto che altro non serva al sistema previdenziale, se non l´approvazione in Parlamento entro la fine dell´anno della delega previdenziale, dopo nove mesi di discussione. Per la verità, ci sono altre due novità allo studio. La prima è la confluenza dell´Inpdai all´interno dell´Inps. Nei giorni scorsi, constatate le gravissime difficoltà finanziarie dell´ente dei dirigenti d´azienda (che nel 2002 registrerà uno squilibrio di 1800 miliardi di vecchie lire tra contributi e prestazioni), Confindustria e l´associazione dei manager d´azienda hanno chiesto al governo un intervento immediato. Troppo pochi lavoratori attivi (82.000), troppi pensionati (87.000). Per limitare i danni all´Inps, che dovrà accollarsi un nuovo non lieve onere, si abolirà il tetto di reddito (oggi, 190 milioni di vecchie lire) oltre il quale i dirigenti non versano più contributi. Il terzo intervento riguarda l´età pensionabile; ma sempre in senso di «incentivo». Attualmente - per come sono costruiti i coefficienti di trasformazione della legge Dini - un lavoratore dipendente che supera i 65 anni di età non ha nessun beneficio a continuare a lavorare. Il Welfare sta così pensando a predisporre coefficienti che prevedano la possibilità di optare per lavorare (con una pensione molto maggiorata) anche fino a 70 anni. Una misura che potrebbe convincere, secondo il governo, molti a rinviare il pensionamento. Tra i commenti, il leader Uil Luigi Angeletti anticipa il suo consenso all´intervento sul cumulo, anche se si riserva una valutazione piena dopo aver conosciuto il dettaglio dei provvedimenti. Pier Paolo Baretta, a nome della Cisl, dà il via libera all´anticipo in Finanziaria, ma «a quel punto - dice - è importante che "muoia" la delega ora ferma al Senato perché non è più necessario darle corso». Critico è Beniamino Lapadula, della Cgil: «Se si tratta delle norme previste già nella delega sono del tutto inutili. Nel senso che ricalcano norme già esistenti che non hanno funzionato perché subordinano la volontà del lavoratore a quella dell'azienda». E in Finanziaria il governo starebbe studiando anche misure mirate a sostenere i consumi delle famiglie. Di fronte a una domanda stagnante, che potrebbe ulteriormente essere appesantita dal probabile conflitto in Medio Oriente, si sta pensando tra l´altro a un forte intervento di sostegno al credito al consumo, ovvero alle forme di acquisto rateale (classico, o attraverso carte di credito o di debito) tipicamente utilizzate dalle famiglie per l´acquisto di beni durevoli. Va da sé, si tratterebbe di un provvedimento ben visto anche dalle associazioni dei commercianti, preoccupati dal calo dei consumi.
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Roberto Giovannini
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