Marchionne: "Voglio certezze dai sindacati"
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L´ad Fiat: entro l´anno decido sugli stabilimenti italiani, le deroghe al contratto un passo avanti
PARIGI - «Un terzo trimestre migliore di quello del 2009». Sergio Marchionne avvista la fine della transizione Fiat e al salone dell´auto di Parigi descrive uno scenario di gruppo in cui ci stanno un nuovo rapporto col sindacato, la riconquista della quota Ferrari «ceduta un po´ precipitosamente nel 2004», il controllo della Chrysler e la possibilità di una nuova alleanza non necessariamente nell´auto. Una road map, questa, che subito fa schizzare il titolo in Borsa di oltre 3 punti e in prospettiva mostra un autunno decisivo per le sorti del gruppo del Lingotto.
Con in più la certezza che l´Alfa Romeo, per quanto si voglia corteggiata dai tedeschi della Volkswagen, non è in vendita: «Quell´operazione non è nel nostro radar di opzioni - avverte Marchionne - a meno che non ci offrano 100 miliardi»: ma è solo una battuta scherzosa per mettere a tacere le voci.
L´ad della Fiat è più che convinto che entro dicembre si debba chiudere la partita con i sindacati aperta sul caso Pomigliano. «Se perdiamo ancora dodici mesi avremo un impatto disastroso sullo sviluppo dei prodotti e saremo costretti a cercare alternative. Siamo al punto limite, entro fine anno dobbiamo decidere». Il Lingotto giudica importante l´accordo raggiunto ieri da Federmeccanica con Fim e Uilm. «Ma questo è solo il primo passo» sostiene Marchionne. E se la Fiom insiste a restare fuori? «Non è un problema mio, io l´ho sempre invitata a tutti i tavoli e sono disposto a parlare con chiunque voglia far parte di questo progetto. La gente deve sapere che la mia è un´offerta seria. Per me ciò che conta è la certezza che gli stabilimenti siano governabili. Come tecnicamente questo possa avvenire è secondario». E se intanto cade il governo? Risposta: «Ce ne sarà un altro». Quello che appare certo è che Marchionne giudica «piuttosto remota» una uscita di Fiat dalla Confindustria.
Un occhio ai sindacati e un altro agli assetti societari. Che potranno cambiare se nei prossimi mesi Marchionne riuscirà a riportare a casa il 5 per cento di Ferrari in mano al fondo sovrano Mubadala di Abu Dhabi. Questo recupero, di cui si parla con insistenza da un po´ di tempo, comporterà uno sforzo finanziario per Fiat che però potrebbe rifarsi portando in Borsa la Rossa di Maranello. Anche se Montezemolo precisa che «per il momento non c´è alcun progetto o idea di quotazione per la Ferrari» e lo stesso Marchionne aggiunge che «in ogni caso non sarebbe questa un´operazione immediata». Resta il fatto che se Ferrari dovesse approdare in Borsa ciò porterebbe nelle casse del Lingotto danaro fresco destinabile anche alla conquista del controllo della Chrysler che sta tanto a cuore a Marchionne.
Ma la Chrysler potrebbe non essere un punto di arrivo come si pensava ancora un anno fa. La crisi ha ridimensionato il peso dei mercati e il matrimonio tra Torino e Detroit potrebbe non essere più sufficiente a garantire una quota di sicurezza. Di qui la riapertura della partita delle alleanze. «Continuiamo a parlare con tutti» dice Marchionne. Ma questa affermazione oggi va letta in modo diverso rispetto a qualche anno fa. Oggi il Lingotto può affrontare su due tavoli paralleli il capitolo delle nuove partnership. Da gennaio disporrà di una nuova società quotata in Borsa, Fiat Industrial, che si muoverà in modo strategicamente autonomo rispetto alla vecchia casa madre. Non è escluso che Marchionne sfrutti questa possibilità e faccia entrare dunque Fiat Industrial nel domino delle alleanze. Ieri l´amministratore delegato del Lingotto ha pranzato al Salone con il presidente della Fiat, John Elkann, che ha non ha ritenuto di rilasciare dichiarazioni complimentandosi per l´allestimento degli stand del gruppo.