28 luglio 2002
Al via il rilancio dell'azienda bolognese di calzature Magli investe sui negozi
Maria Teresa Scorzoni
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(NOSTRO SERVIZIO)
BOLOGNA - Cinquanta milioni di euro di investimenti per ampliare la rete commerciale in Italia e nel mondo, moltiplicare gli affari in Giappone, rilanciare l'immagine dell'azienda, proporre scarpe sempre più raffinate e al tempo stesso potenziare il settore accessori. Sono questi i passi strategici decisi dal gruppo bolognese Bruno Magli, tra i più noti nel settore della pelletteria, dopo il passaggio di proprietà, a inizio anno, dalla famiglia al fondo Opera, specializzato in partecipazioni in aziende del made in Italy. «Il marchio Bruno Magli è vivo e molto apprezzato - sottolinea il nuovo amministratore delegato, Eugenio Morselli - Per questo Opera ha deciso di scommettere su quest'azienda, portando al massimo le sue potenzialità grazie ad una riorganizzazione dell'assetto societario e a un importante piano d'investimenti». Entro novembre le sei società che appartenevano ai diversi rami della famiglia Magli e che sono state acquistate da Opera, diverranno parte di un gruppo con a capo la Bruno Magli Spa. Contestualmente verrà inaugurato, nel cuore di Firenze, il primo di una nuova serie di negozi monomarca. I negozi Magli nel mondo oggi sono 65 (25 in Italia e 40 all'estero), al termine dei tre anni saranno oltre cento. «Chiuderemo alcune localizzazioni marginali - spiega Morselli - per essere presenti su tutte le principali piazze del mondo. A New York apriremo il terzo negozio a gennaio, a Los Angeles saranno due, quindi potenzieremo ancora Roma, Milano, Parigi, Londra». I mercati stranieri sono, da sempre, molto importanti per il calzaturificio bolognese. L'export rappresenta il 72% del fatturato (86 milioni di euro nel 2001) e in questa direzione vuole continuare a muoversi Opera. Fra i Paesi più interessanti, oltre agli Stati Uniti (che vale il 32% del giro d'affari) spicca il Giappone, cui sarà destinato il 40% degli investimenti previsti. «Vogliamo dare una grossa spinta al nostro business in Estremo Oriente - dice l'amministratore delegato - perciò apriremo una filiale entro l'anno in Giappone, partendo con 12 persone che diverranno un centinaio entro un paio d'anni». Il Giappone oggi porta solo il 6-7% del fatturato, ma i progetti in campo dovrebbero far lievitare questa percentuale fino al 30 per cento. Infine i prodotti. Ancora scarpe, ma crescerà anche il settore degli accessori (borse, foulard, capi in pelle) passando dal 10% al 30% della produzione
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