25/11/2002 ore: 11:32
Magia di Berlusconi: prezzi alti, consumi bassi
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domenica 24 novembre 2002
Magia di Berlusconi:
prezzi alti, consumi bassi
Commercianti in allarme per il magro Natale. Le famiglie hanno meno soldi da spendere
Laura Matteucci
MILANO«Era dal ‘93 che non avevamo
il segno meno nei consumi. E
nonostante questo il governo non si
muove, la Finanziaria non dà le risposte
necessarie. Sarà un Natale magro,
con un notevole ridimensionamento
degli acquisti». Marco Venturi,
presidente di Confesercenti, ricorda
che in realtà le prime richieste al
governo per un rilancio dei consumi,
già allora in stato di pre-allarme,
erano partite in agosto, sotto forma
di un anticipo della riforma fiscale:
50 euro in più in busta paga per tre
mesi, ma la richiesta non è stata recepita.
Confesercenti ha rilanciato,
chiedendo 150 euro almeno per il
mese di novembre, ma anche in questo
caso non c’è stata alcuna risposta
da parte del governo.
Come ricorda Guglielmo Epifani,
leader della Cgil: «L’Italia è il Paese
che oggi ha lo sviluppo più basso
di tutta Europa e l’inflazione più alta
dei Paesi importanti dell’Ue. Berlusconi
può continuare a dire che tutto
va bene, ma in realtà le cose vanno
tutte male».
Non è un dettaglio, il fatto che
l’inflazione di Eurolandia torni a divergere,
con l’Italia ai massimi, mentre
i prezzi in Germania sono in frenata,
in presenza di un’unica politica
monetaria. Il rischio è di un nuovo
blocco delle strategie della Banca
centrale, proprio a causa dei Paesi
meno virtuosi.
Berlusconi, insomma, è riuscito
nel capolavoro: inflazione al 2,8%
questo mese, con le città campione
che registrano in media più 0,3% su
ottobre, consumi ai minimi, e silenzio
assoluto sulle possibili vie d’uscita.
Nonostante un buon 70% del
prodotto interno lordo sia legato
proprio ai consumi.
Le tredicesime, quest’anno, non
basteranno nemmeno per una boccata
d’ossigeno. Gli italiani intascheranno
30 miliardi di euro, circa
58.160 miliardi di vecchie lire, ma il
loro potere d’acquisto è stato falcidiato
dall’inflazione, costata nell’ultimo
anno 1.500 euro per i nuclei familiari
con una spesa media annua
di 26.400 euro. Ed è proprio l’inflazione
che lascia gli italiani alle prese
con un carovita tra i più elevati
d’Europa.
Oltre a Confeserecenti e Confcommercio,
che già l’altro giorno ha lanciato l’allarme
stagflazione, ovvero il rialzo dell’inflazione
in fase di stagnazione dell’economia, anche
l’Intesa Consumatori (di cui fanno parte
Adoc, Adusbef, Codacons e Federconsumatori)
si dice preoccupata: «L’inerzia e l’eccessivo
ottimismo del governo e dei ministri economici
- dichiara in una nota - che non
hanno adottato strumenti idonei
per salvaguardare i consumatori da
aumenti ed arrotondamenti, e non
hanno nemmeno attuato quelle riforme
minime e a costo zero per
l’erario, come quella sull’Rc auto e
sui mutui cosiddetti agevolati, renderanno
il Natale degli italiani decisamente
amaro».
A tutela delle tasche degli italiani,
l’Intesa propone di calmierare
prezzi e tariffe anche con accordi
con i commercianti, come l’iniziativa
«Prezzo amico» rinnovata l’altro
giorno insieme a Confesercenti, che
ha congelato fino al 31 marzo 50
prodotti di largo consumo in vendita
in oltre 70mila negozi aderenti
(tra i prodotti, sono stati inseriti anche
quelli tradizionali delle feste natalizie,
dal panettone alle lenticchie
al cotechino).
Contro il caro-prezzi, l’Intesa
non esclude comunque la possibilità
di indire un terzo sciopero della spe-
sa, nel caso il governo «non adotti
provvedimenti urgenti», ed un «boicottaggio
verso le imprese peggiori
che speculano sulla pelle dei cittadini».
Gli italiani dunque fanno i conti
con uno dei caro-vita più elevati
d’Europa, pagando prezzi e tariffe
come i servizi bancari, assicurativi e
il gas metano, il gasolio da riscaldamento,
l’energia elettrica e la benzina
di gran lunga superiori agli altri
cittadini europei. «È vergognoso - prosegue
la nota dell’Intesa dei consumatori
- che i ministri economici,
vera banda del buco per le tasche
delle famiglie, non trovino il tempo
per abbattere i tassi dei mutui agevolati
fissati ad una media del 18%, che
farebbe risparmiare sia a 600mila
mutuatari che agli stessi enti locali
circa 1 miliardo di euro, certamente
immessi nel circuito dei consumi».
Chiude Marco Venturi: «Da più parti
si parla di una ripresa nella seconda
metà del 2003, ma noi rischiamo
di arrivarci senza fiato, o addirittura
di andare in asfissìa ancora prima».