20/10/2000 ore: 11:01

Made in Italy stile Carrefour

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Venerdì 20 Ottobre 2000
italia - economia
Il gigante distributivo francese sigla una intesa con una cinquantina di piccole aziende agroalimentari.
Made in Italy stile Carrefour.
Nasce un marchio per una linea di
prodotti tipici che saranno venduti sui mercati domestici ed esteri

MILANO Il colosso distributivo francese Carrefour, al
secondo posto nel mondo e in Italia (con un giro d’affari
di oltre 11mila miliardi) nel business dei prodotti di
largo consumo, ha deciso di varare un progetto ad hoc per le piccole e medie imprese e di lanciare un marchio per le produzioni tipiche italiane. Il programma, come ha
sottolineato Marco Brunelli, presidente di Carrefour Italia
e patron del gruppo commerciale Finiper, mira a valorizzare le sinergie di filiera nel largo consumo e a valorizzare il patrimonio enogastronomico italiano. «Per la prima volta — sottolinea Gianfranco Virginio, vicepresidente di Finiper (19 ipermercati e oltre 3mila miliardi di fatturato) — in Italia la grande distribuzione diventa promotrice della valorizzazione dell’industria alimentare italiana di piccole medie dimensioni».

E veniamo al progetto, che sarà gestito insieme da Carrefour e Finiper. È stato creato un marchio ad hoc per la connotazione dei prodotti: «Terre d’Italia». Sono stati selezionati i produttori, nella stragrande maggioranza dei casi realtà di dimensioni medio-piccole, specializzati in prodotti alimentari con una marcata connotazione regionale, molti secondo le norme di legge che regolano le produzioni Dop e Igp (dal pecorino di Pienza al farro della Garfagnana, dalla salsiccia calabrese all’olio extravergine Sabino). Aziende in genere con dimensioni limitate, non in grado di affermarsi in maniera stabile su mercati di dimensione nazionale e con una proiezione fuori dai confini italiani.

I prodotti in assortimento sono oggi un centinaio. Il progetto prevede che saranno almeno 300. Le aziende coinvolte in questo momento sono una cinquantina, ma il loro numero è destinato a crescere; probabile il raddoppio in base anche ai risultati del programma.

I prodotti marchiati «Terre d’Italia» (tra cui pasta, legumi, salumi, formaggi, liquori e condimenti) entrano dunque in vendita stabilmente in 51 ipermercati in Italia (Carrefour e Finiper) e in 242 supermercati della rete Gs, passata nei mesi scorsi sotto il controllo di Carrefour. L’impatto sulle strutture produttive sarà dunque apprezzabile; tant’è che si ipotizza anche la possibilità di formare delle strutture consortili per la gestione di produzioni tipiche. Non si tratta di alimentari generici, ma di specialità con una forte
connotazione locale.

In questo modo i prodotti tipici italiani, e le imprese produttrici, entrano in pianta stabile nel parco fornitori di Carrefour, che dal canto suo gioca un ruolo leader a livello mondiale nel settore distributivo. Il gruppo transalpino, dopo la fusione con Promodès, si avvia a chiudere il 2000 con un giro d’affari di poco meno di 70 miliardi di euro, realizzato in 28 Paesi, in 4 continenti.

Il progetto sviluppato in Italia si ricollega a un programma che il gruppo Carrefour ha messo in campo a livello internazionale per la promozione delle filiera produttive nel settore del largo consumo (e delle produzioni agroalimentari in particolare) e sul quale intende puntare nella sfida con il gigante americano Wal-Mart. In occasione della fusione tra i gruppi Carrefour e Promodès è stato presentato alla Commissione Ue un articolato progetto di sviluppo delle produzioni delle piccole e medie imprese dell’Unione europea. In questo ambito si è fatto leva sull’esperienza maturata in Francia e sui protocolli produttivi con realtà minori decollati nel corso degli anni 90. Il rapporto Carrefour alla Ue sulle Pmi sottolinea che le piccole e medie imprese contribuiscono per il 35% alla realizzazione del giro d’affari degli ipermercati.

«Il progetto Carrefour sull’Italia è positivo — sottolinea Luigi Bordoni, direttore di Centromarca — perché valorizza le produzioni nazionali. In secondo luogo vanno apprezzati i segnali concreti sulle relazioni con l’industria che vanno in direzione di un modello bastato sulla coevoluzione dei progetti e delle strategie. Sarebbe altresì importante — conclude Bordoni — che il Governo accelerasse sugli impegni in favore della valorizzazione della produzione nazionale e dello sbocco sui mercati esteri, con l’impiego di tutte le risorse disponibili».

Vincenzo Chierchia