Ma Sacconi e Inps frenano: «Bastano le riforme già fatte»
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ROMA - «Le riforme del sistema previdenziale già fatte sono più che sufficienti». Il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, replica al governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, che sollecita nuovi interventi per aumentare l’età effettiva di pensionamento.
L’adeguamento automatico dell’età per la pensione alle aspettative di vita, sancito dal decreto di luglio, «evitando attriti e disinnescando il consueto 'esodo da terrore' è motivo di grande soddisfazione, anche se l’assenza di una mobilitazione sociale conduce molti, anche oggi, a credere che si sia trattato di un intervento poco incisivo, e a sottovalutarne la portata» ha detto Sacconi.
Porta chiusa, dunque, ad ulteriori aggiustamenti. «La data del 2015 per far scattare i meccanismi dell’adeguamento automatico alle aspettative di vita, non sarà anticipata» ha insistito Sacconi, respingendo così le richieste dalla Confindustria, pronta a sposare la tesi di Draghi.
«Qualche passo in avanti è stato fatto, ma sulle pensioni si può fare di più» aveva detto il presidente Emma Marcegaglia che ieri, ascoltata in Parlamento, ha anche definito «insufficiente » la legge Finanziaria del 2010, chiedendo «il rifinanziamento dei capitoli fondamentali per dare competitività alle imprese » .
Sulle pensioni il ministro dell’Economia Giulio Tremonti tace, anche se in passato ha più volte definito risolutivo l’ultimo intervento sulle pensioni, e nel governo solo il ministro Adolfo Urso ha accolto positivamente l’invito di Draghi. Nella maggioranza, tuttavia, c’è chi sostiene le tesi di Draghi, come i deputati del PdL Giuliano Cazzola, Benedetto Della Vedova e Raffaello Vignali, sebbene con «prudenza, gradualità» ed «in un quadro normativo caratterizzato da effettiva flessibilità». Sostanzialmente contrari, invece, i sindacati. «La riforma delle pensioni è già stata fatta» dice Renata Polverini, segretario dell’Ugl, mentre il leader della Cgil, Guglielmo Epifani, invita sì il governo ad aprire un tavolo, ma per affrontare il tema «della flessibilità di uscita per vecchiaia» e per riprendere il confronto sui lavori usuranti. C’è maggior disponibilità della Cgil, invece, sulla riforma degli ammortizzatori sociali, anch’essa sollecitata da Draghi, ma che secondo Confindustria «non vanno stravolti».
«Con le nuove norme e la riforma Dini a regime si può dire che il sistema tiene» ha osservato il presidente dell’Inps, Antonio Mastrapasqua. Convinto della stabilità del sistema anche il presidente dell’Inpdap, Paolo Crescimbeni. Anche se proprio ieri l’Istituto, che ha 3 milioni 620 mila iscritti tra i pubblici e paga 2 milioni e 650 milia pensioni, ha denunciato un passivo 2009 di 7 miliardi in aumento del 30% sul 2008.