6/7/2007 ore: 11:12
Luce, bolletta gonfiata
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Pagina 8 - Primo Piano Così si finanziano gli sconti ai grandi clienti L’Autorità per l’energia: gli italiani pagano ogni anno 5 miliardi di oneri impropri Andate a cercarla sulla bolletta della luce, si chiama «A4». È una delle tante voci, sulla bolletta dell’energia: è un «onere di sistema», insomma una voce impropria. Che non c’entra nulla nè con i costi di produzione e distribuzione, nè con le tasse. «A4» serve a finanziare le agevolazioni che nel corso degli anni sono state riconosciute ad alcuni grandi consumatori , come le Ferrovie dello Stato, le Acciaierie di Terni, o gli stabilimenti di Porto Vesme e Fusina dell’Alcoa che producono alluminio. A loro la legge assicura importanti sconti, che però vengono ricaricati sulle bollette di tutte le famiglie italiane: 1 euro ogni 100. Un conto che sale a 200 euro l’anno considerando tutte le altre voci simili e su cui, beffa nella beffa, si paga pure l’Iva. «Gli oneri di sistema - ha denunciato ieri il presidente dell’Autorità per l’energia Alessandro Ortis in occasione della relazione annuale - rappresentano un onere totale pari a circa 5 miliardi di euro all’anno, il 13% del prezzo medio finale per le famiglie». Voci di varia natura, «che nel tempo sono state e continuano ad essere sommate» e che pesano «sul già elevato prezzo dell’energia elettrica al punto da incidere significativamente sul confronto tra prezzi italiani e prezzi europei». Non a caso l’Italia, anche a causa dell’eccessiva dipendenza dal gas, ha i prezzi più alti d’Europa dopo la Danimarca: 21,71 euro a chilowattora nel 2006 (per chi consuma 3500 Kwh l’anno), contro i 18,24 della Germania ed i 10,86 della Francia. Nel 2006 le tariffe sono aumentate di un altro 13,6%, con un onere aggiuntivo di 420 euro l’anno per famiglia. Scomponendo il prezzo di un kilowattora (13,07 euro nel primo trimestre 2007), 9,03 euro vanno a coprire costi di generazione, 2,46 se ne vanno per i costi fissi di trasmissione, distribuzione e misura, mentre l’ultimo euro e 58 centesimi serve a coprire gli «oneri generali». Che su una bolletta di 100 euro pesano per 10,9 euro, mentre 62,2 vanno a costi di produzione, 16,7 a quelli di infrastruttura e 10 alle tasse. La fetta più grande, il 70% dei 5 miliardi scaricati sulle bollette, serve a finanziare lo sviluppo delle cosiddette fonti rinnovabili, a partire dagli impianti catalogati Cip6. L’Authority, scaduto il vecchio accordo del ‘98, l’anno scorso ha provato a definire nuovi criteri che già per quest’anno avrebbero comportato risparmi per 600 milioni di euro (ovvero 25-26 euro l’anno per famiglia) ma il Tar della Lombardia ha annullato il provvedimento. Secondo Ortis «l’onere complessivo per il Cip6, fino al 2020, è di circa 25 miliardi di euro, ma scenderebbe a 20 miliardi nel se il nostro provvedimento fosse confermato». Sulla stessa voce, denominata «A3», in prospettiva peseranno sempre di più gli incentivi per il fotovoltaico, che di qui al 2020 dovrebbero comportare altri 20 miliardi di euro di costi. Tutti spalmati in bolletta. Poi ci sono le spese per il «decommissioning nucleare», ovvero lo smantellamento delle vecchie centrali, il rimborso di una serie di costi fissi (stranded cost) soprattutto a vantaggio dell’Enel, gli incentivi alle grandi imprese (Fs, acciaieri, ecc.) che assorbono il 9% della torta, mentre la voce «varie» si prende un altro 11% e comprende, tra l’altro, anche contributi alle imprese elettriche minori che operano sulle isole e le compensazioni a favore dei comuni che ospitano scorie radioattive. Per ridurre il peso di tutte queste voci, nei mesi scorsi l’Autorità per l’energia ha proposto due interventi: l’abolizione del prelievo fiscale per lo smantellamento delle centrali nucleari, che vale 150 milioni di euro l’anno, e soprattutto l’esenzione dell’applicazione dell’Iva su tutti gli oneri di sistema. Il risparmio annuo sarebbe di altri 700 milioni di euro, poco meno di 30 euro l’anno a famiglia. |