Lucca. No ai contratti-truffa nei call center
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lunedì 3 ottobre 2005
Pagina 3 - Lucca
No ai contratti-truffa nei call center
La Cgil: «Come sono stati assunti i dipendenti della Lucca Holding?»
LUCCA. «È diffuso nell’ambito dei call center l’utilizzo di contratti truffa tipo la collaborazione, il contratto a progetto o forme di associazione in partecipazione. Essendo un settore che si aggiudica servizi prezzo terzi la tentazione di avere prezzi competitivi risparmiando su chi lavora è forte e come sindacato Filcams Cgil abbiamo avuto ed abbiamo vertenze aperte con molti dei call center sparsi per il territorio».
Lo dice Massimiliano Bindocci, segretario provinciale della Filcams, che avanza interrogativi sui contratti per chi lavora in queste strutture.
«Per la natura del lavoro che viene svolto non ci spieghiamo come possano essere garantite le coperture orarie con i contratti a progetto, a meno che di fatto non siano dei veri e propri rapporti di lavoro subordinato. In virtù di un accordo nazionale tra sindacati e Assocallcenter per il settore il contratto di riferimento è quello del commercio e terziario con apposito protocollo aggiuntivo. Recentemente è giunto nel settore il call center della Lucca Holding di cui abbiamo tracce in una determina della giunta. Dal punto di vista del personale la determina della giunta dice che debbono essere assunte persone secondo il contratto nazionale, che si presume essere quello del commercio per quanto detto prima, la determina aggiunge poi che il 30% delle assunzioni dovrebbero essere a tempo determinato, anche se il contratto del commercio e terziario consente un massimo del 20%.
«Vorremmo sapere dunque se per i circa 9/10 impiegati che ci risultano lavorare presso il call center sono state effettuate queste assunzioni secondo il contratto nazionale o invece sono state adottate altri contratti tipo il contratto a progetto, in tal senso sarà fatta una richiesta di incontro alla Lucca Holding. Ricordiamo inoltre che la percentuale di tempi determinati ammissibile è del 20% e che nel settore del commercio e terziario non vige il principio del pro rata temporis (introdotto dalla legge Biagi), bensì quello molto più dignitoso per cui ogni persona vale uno. Ci sembra importante che proprio in una struttura che è sostanzialmente pubblica si dia l’esempio delle regole che si debbono attuare in un settore così delicato», conclude Bindocci.
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