Lombardia: Lavoro nero, «sommersa» un'azienda su due
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Nel Duemila gli ispettori hanno scoperto quasi 40 mila dipendenti irregolari in Lombardia
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Lavoro nero, «sommersa» un'azienda su due
I più «fuorilegge» risultano gli immigrati e gli operai che figurano come artigiani
MILANO - C’è il garzone di bottega: 15 anni e un diploma di terza media appena incorniciato. C’è il muratore: adulto, almeno quanto a muscoli, spesso immigrato clandestino, qualche volta pensionato. E c’è anche lo pseudo-artigiano: una laurea e una partita Iva nel cassetto, ma dipendente a tutti gli effetti. Tre professioni, tre lavoratori diversi. Tutti però accomunati dal fatto di abitare nella stessa città. Una città sommersa grande quanto Gorizia: la città del lavoro nero. Sono quasi 39 mila i dipendenti non in regola portati allo scoperto dai controlli effettuati lo scorso anno dagli ispettori degli istituti previdenziali. Praticamente più di un’azienda su due è risultata «fuorilegge»: 13.778 su 23.907 ditte visitate; oltre 3 mila in più rispetto a quelle sanzionate nel 1997. «Queste cifre non riflettono l’intero mondo del lavoro in Lombardia: abbiamo concentrato l’attenzione sulle aziende più a rischio - dice il segretario regionale della Uil, Serafino Appugliese -. Il fenomeno è comunque grave e in crescita. In aumento di pochi punti, ma preoccupante, perché dove c’è lavoro nero ci sono infortuni». Proprio ieri è stata celebrata la giornata nazionale per le vittime degli incidenti sul lavoro: 50 dall’inizio dell’anno in Lombardia, 39 mila gli infortuni. Sul fronte dei contributi, oltre 430 milioni sono stati recuperati dagli ispettori, 100 in più rispetto a quattro anni prima: 207 evasi, 226 versati in ritardo. «Dal punto di vista pensionistico sono dolori - continua Appugliese -. Sia per le casse degli enti previdenziali, sia per i lavoratori che non potranno contare su un’adeguata pensione. Per non parlare della libera concorrenza violata». Il maggior numero di irregolarità è concentrato nel settore del commercio: 4.580 su 7.611 (60%). Seguono a pari merito industria (4.510 su 8.113, 56%) e agricoltura (168 su 299, 56%). E quindi l’artigianato (50%): un terzo delle aziende non in regola appartiene però al settore edile. I lavoratori più «sommersi» sono invece gli stranieri, in tutto 1.836: erano 1.340 nel ’97, ma addirittura tre volte meno lo scorso anno. Ci sono poi gli pseudo-artigiani,: in quattro anni sono passati da 571 a 1.406. In netto calo rispetto allo scorso anno (da 435 a 188), ma più numerosi rispetto al ’97 (erano 137), sono i minorenni, che anche se di poche unità superano i pensionati. Nella classifica delle aziende irregolari in Lombardia è Milano a guadagnarsi la maglia nera: il 70 per cento delle imprese visitate è risultato «fuorilegge», con il settore del commercio in testa. Seguono Bergamo (66%), Como (62%) e Pavia (57%). La provincia più in regola è risultata Brescia (46%), che supera per due punti Sondrio (48%).
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Alessandra Mangiarotti
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 Cronaca di Milano
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 © Corriere della Sera
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