Licenziati, la Fiat non molla Marchionne farà ricorso
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Non si chiude la vicenda dei tre operai licenziati a Melfi, che due giorni fa il giudice del lavoro di Potenza aveva reintegrato. Il Lingotto, infatti, dopo un giorno di silenzio (non aveva commentato a caldo il decreto del tribunale) ha annunciato ieri che presenterà ricorso. Non ha emesso una nota ufficiale, ma l’intenzione è venuta fuori da «fonti aziendali»: «L'azienda – hanno spiegato – ha ricevuto oggi (ieri, ndr) dalla cancelleria copia del provvedimento. Nella convinzione di aver offerto prove incontrovertibili del blocco volontario delle linee di montaggio, che ha determinato un serio pregiudizio per l’azienda, costringendola ad assumere doverosi atti di tutela della libertà di tutti i lavoratori e della propria autonomia imprenditoriale, verrà quindi presentato ricorso in opposizione alla decisione nel più breve tempo possibile». Il Lingotto ricorda infine che è stata presentata anche una denuncia in sede penale. Non tarda ad arrivare la reazione della Fiom, critica nei confronti dell’azienda: «Quella sentenza deve essere applicata, il decreto è esecutivo, altrimenti si passerà al codice penale – dice il segretario generale Fiom Maurizio Landini – Il 23 agosto i lavoratori devono rientrare in fabbrica: questo è il fatto con cui si deve fare i conti. Sarebbe saggio che la Fiat, anziché mettere in discussione leggi, diritti e contratti, si rendesse conto che ha bisogno del consenso delle parti. Il giudice ha dichiarato che i suoi comportamenti sono stati antisindacali e illegittimi, ne prenda atto». «Adesso – riprende Landini – ci si concentri sull’antisindacalità del licenziamento stigmatizzata dal tribunale. Gli operai avevano scioperato perché l’azienda aumentava la produzione nel turno di notte, dopo aver previsto la cassa integrazione in quello del pomeriggio, senza rispettare gli accordi che prevedono l’aumento contestuale di lavoratori. Ed è su questo che ci aspettiamo il ripristino di normali relazioni sindacali».
«La Fiat continua a buttare benzina sul fuoco – rincara il segretario Fiom Basilicata Emanuele De Nicola – I fatti sono stati resi molto chiari dalla sentenza. Il giudice ha ascoltato numerosi testi, ma noi eravamo pronti a far testimoniare tante altre persone presenti nello stabilimento la notte della contestazione. Ora l’azienda torni al tavolo a trattare». Ma intanto ieri si è aperto un nuovo fronte polemico, con i colleghi delle altre confederazioni sindacali, ovvero Cisl eUil. Il segretario Cisl Raffaele Bonanni, in un’intervista al Corriere della sera, aveva detto ieri mattina che sui licenziamenti «la giustizia ha fatto il suo corso ed è positivo». Ma, dall’altro lato, aveva aggiunto anche che «la vicenda è frutto del clima di esasperazione crato dalla Fiom». «Il Lingotto – spiega Bonanni – ha sbagliato. Ma quei licenziamenti sono l’effetto di una situazione conflittuale, non ne sono la causa. Io difendo i lavoratori sempre. Maqui parliamo delle responsabilità di un sindacato, quello dei metalmeccanici Cgil, che ha fatto di tutto per surriscaldare il clima. Noi avevamo avvertito la Fiat di non cadere nella trappola dell’esasperazione, ma non lo hanno fatto ». Infine, comunque, Bonanni invita la Fiat a «non rincorrere la Fiom»: «È bene che rinunci al ricorso». Così Luigi Angeletti, leader Uil, spiegava che «le sole tensioni sono tra l’azienda e la Fiom»,mentre il segretario della Uilm Rocco Palombella è ancora più hard: «Basta giudici e tribunali – dice – non si può esultare per una sentenza e considerarla una grande vittoria. Un sindacato che espone i propri rappresentanti al licenziamento non ha futuro. La Fiom deve scegliere, altrimenti fra qualche mese diventerà un sindacato clandestino. Deve firmare i contratti». Ai due sindacati, replica Landini: «Sentire le dichiarazioni di Bonanni fa una certa tristezza perché di fronte al licenziamento dei lavoratori e alla condanna dell’azienda per comportamento antisindacale, non trova niente di meglio che accusare un altro sindacato – spiega – Ricordo che a luglio gli scioperi in tutto il gruppo, anche per il premio, hanno avuto un’adesione altissima che non si registrava da anni e non solo tra gli iscritti Fiom. Chi ha dato a Cisl e Uil il mandato per cancellare il contratto nazionale? Perché dopo Pomigliano, dove hanno voluto il referendum su richiesta della Fiat, non si vota più?».
Tornando aMelfi, ieri il pool di avvocati della Fiom che ha seguito il processo – . Franco Focareta, Alberto Piccinini, Letizia Zuccherelli e Lina Grosso – hanno espresso soddisfazione per la sentenza: «I lavoratori – spiegano – sono stati licenziati per un fatto che non hanno commesso»