16/1/2003 ore: 11:51

Licenziamenti, un voto su tre milioni di lavoratori

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16 gennaio 2003

Articolo Diciotto
Imprese & Regole
Licenziamenti, un voto su tre milioni di lavoratori

Dagli artigiani alle commesse, che cosa cambierebbe con l’articolo 18 nelle imprese sotto i 15 occupati

      ROMA - Reintegro per tutti. L’obiettivo del referendum sull’articolo 18 è mettere sullo stesso piano tutti i lavoratori subordinati licenziati senza giusta causa, estendendo il diritto a rientrare al lavoro anche ai 3 milioni e 100 mila che oggi non ne hanno diritto. Ecco come. ARTICOLO 18 - L'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori prevede che nelle aziende con più di 15 dipendenti il lavoratore licenziato senza giusta causa sia reintegrato con sentenza del giudice o, a scelta del lavoratore, ottenga un risarcimento in denaro.
      A CHI SI APPLICA OGGI - Ai lavoratori subordinati che lavorano in unità produttive che abbiano più di 15 dipendenti o comunque ai dipendenti da datori di lavoro che, avendo molte sedi con pochi dipendenti in ciascuna di esse, occupino più di 60 dipendenti in Italia.
      A CHI NON SI APPLICA OGGI - Alle aziende con meno di 15 dipendenti (un esempio potrebbero essere gli artigiani o i negozi) e a datori di lavoro come partiti, sindacati, scuole religiose a prescindere dal numero dei dipendenti. Per tutti costoro la legge 108/90, in caso di licenziamento senza giusta causa, prevede un’indennità economica che va da due mensilità e mezzo dell’ultima retribuzione fino a sei mensilità.
      IL REFERENDUM - L’obiettivo del referendum sull’articolo 18 è quello di estendere il diritto al reintegro nel posto di lavoro a tutti i lavoratori dipendenti a tempo indeterminato, senza eccezioni. Ai 9 milioni e 600 mila lavoratori che già godono di questo diritto si aggiungerebbero, se vincesse il «sì», altri 3 milioni e 100 mila lavoratori che oggi ne sono esclusi.
      COME SI EVITA IL REFERENDUM - Il referendum non avrebbe corso in due casi, spiega il segretario confederale della Cgil, Giampaolo Patta, tra i promotori dell’iniziativa: 1) una modifica legislativa dell’articolo 18 con la sua estensione nel senso proposto dal referendum; 2) la totale abrogazione dell’articolo 18 che lascerebbe tutti i lavoratori senza alcuna tutela in caso di ingiustificato licenziamento. La legge andrebbe promulgata prima della consultazione.
      LA LEGGE-DELEGA - Il governo aveva messo a punto una proposta di modifica dell’articolo 18 che introduceva alcune «eccezioni» alla sua applicabilità alle aziende con più di 15 dipendenti. La deroga era relativa alle imprese che emergono dal sommerso, a quelle che assumono ex novo dipendenti, in questo modo superando la soglia dei 15 dipendenti e alle imprese meridionali che trasformino i rapporti di lavoro da tempo determinato a indeterminato. Al termine di un difficile confronto con le parti sociali, l’unica deroga rimasta, trasfusa nell’articolo 848 bis, è stata la seconda. Ma il premier Silvio Berlusconi nella conferenza di fine anno ha detto che ormai «ha perso d’importanza».
      TEMPI «MORTI» - Fin quando non si terrà il referendum, diventa rischiosa la discussione in Parlamento della legge-delega. In caso di vittoria del «sì» le modifiche volute dal governo verrebbero facilmente travolte.
      I PRECEDENTI - Nel 1990, durante il governo Andreotti, Democrazia Proletaria si fece promotrice di un referendum simile all’attuale, sul licenziamento nelle imprese minori. Il quesito fu dichiarato ammissibile dalla Corte Costituzionale. La consultazione fu evitata a certificati elettorali già consegnati, grazie al varo della legge 108/90.
Antonella Baccaro



SE VINCONO I SI’

Obbligo di reintegro per i piccoli
      L’articolo 18, introdotto con la legge numero 300 del 20 maggio 1970 conosciuta come Statuto dei lavoratori, stabilisce per le aziende con più di 15 dipendenti che il lavoratore licenziato senza giusta causa sia reintegrato con sentenza del giudice o risarcito in denaro. Il tentativo di modificare questo articolo ha portato nel 2002 a uno sciopero generale appoggiato da tutte le sigle sindacali svoltosi il 16 aprile. E a un secondo sciopero generale voluto però solo dalla Cgil in ottobre. Con il referendum ritenuto ammissibile ieri dalla Corte Costituzionale si vuole propagare l’obbligo di reintegro anche ai lavoratori delle aziende che non raggiungono la soglia dei 15 dipendenti


RIFORMA IN AULA

Garanzie sospese per quattro anni
      La proposta originaria del governo Berlusconi prevedeva la sospensione dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori in quattro casi: 1) aziende che emergono dal nero; 2) assunzioni a termine trasformate a tempo indeterminato; 3) imprese che, assumendo, superano i 15 dipendenti. Dopo il Patto per l’Italia firmato dalla Cisl e dalla Uil (non dalla Cgil), solo la terza proposta è diventata concreta, entrando a far parte del disegno di legge 848 bis (che tratta anche degli ammortizzatori sociali). Il tema è presente nell’articolo 3: la deroga all’articolo 18 è prevista per una durata sperimentale di quattro anni. Il disegno di legge non ha ancora iniziato l’iter parlamentare

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