Letta: «Trovare un’intesa sarebbe stato utile e importante»
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Corriere Della Sera
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Il rammarico di Letta: «Trovare un’intesa sarebbe stato utile e importante» Cisl e Uil invitano la Cgil a riaprire il dialogo
Per il ministro Salvi il rinvio della decisione sulla direttiva Ue può favorire una ripresa dei colloqui fra le parti
ROMA - «Credo di aver fatto la cosa giusta per riannodare il dialogo sociale. Vedo con soddisfazione che questa scelta è stata condivisa non solo da tutti i sindacati, ma anche da buona parte delle organizzazioni dei datori di lavoro». Il ministro del Lavoro Cesare Salvi ha archiviato così la riforma dei contratti a termine. Una questione che, dopo la decisione del ministro di non recepire per il momento la direttiva europea in materia, passa al prossimo governo. Nel frattempo, le parti sociali potranno tentare di arrivare all’«avviso comune», cioè l’accordo sul recepimento da sottoporre al ministro. La stessa direttiva prevede, infatti, che gli Stati membri dell’Unione Europea abbiano tempo fino al prossimo luglio per trasferire nel loro ordinamento la riforma, salva la possibilità di chiedere un anno di proroga. Fino a nuove decisioni si andrà avanti con la normativa attuale. Troppo restrittiva, secondo le associazioni imprenditoriali, ma che ha comunque permesso un numero crescente di assunzioni a tempo determinato (non soltanto contratti a termine, ma anche contratti di formazione lavoro e apprendistato). Per l’esattezza, nel 2000 sono state 461 mila, pari al 53,8% del totale, portando gli occupati a termine a un milione 523 mila, il 7,3% di tutti i lavoratori (erano il 4,3% nel 1993). Dispiaciuto per il mancato accordo è il ministro dell’Industria Enrico Letta: «L’intesa sarebbe stata utile e importante, perché c’è bisogno di una flessibilità sostenibile e tutelata. Ma ci sono stati irrigidimenti che non hanno reso possibile il raggiungimento di un accordo». La Cgil, che aveva abbandonato la trattativa con la Confindustria e le altre 16 associazioni imprenditoriali (commercio, artigianato, agricoltura, banche, assicurazioni, cooperative) pregiudicando così la possibilità dell’intesa, rinvia la colpa del fallimento della trattativa alla Confindustria e trova una sponda nella Confcommercio. Il presidente dei commercianti Sergio Billè boccia infatti l’ipotesi di accordi separati con Cisl e Uil: «Non servono accordi a metà alle imprese,che poi dovrebbero gestire i rapporti con gli iscritti alla Cgil. Torniamo al tavolo con una maggiore disponibilità». Anche i leader di Cisl e Uil Savino Pezzotta e Luigi Angeletti, dopo aver approvato la mossa di Salvi («Rispettosa dell’autonomia delle parti sociali»), invitano la Cgil a riprendere la trattativa con le imprese. Ma per il vicesegretario della Cgil Guglielmo Epifani «l’invito andrebbe rivolto alla Confindustria, perché assuma un atteggiamento più corretto e responsabile». La Confindustria ha già spiegato, con Guidalberto Guidi, consigliere incaricato per le relazioni industriali, che vuole continuare la trattativa. Possibilmente con tutti, ma innanzitutto con Cisl e Uil, con le quali l’accordo è più vicino. La partita, però, sarà giocata nella prossima legislatura.
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Enrico Marro
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