24/3/2003 ore: 10:24

Letta: il referendum un errore clamoroso

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              Sabato 22 Marzo 2003
              ITALIA-POLITICA
              Letta: il referendum un errore clamoroso
              ROMA - «Il referendum di Rifondazione è un errore clamoroso». Enrico Letta, responsabile economico della Margherita, guarda già al 15 giugno e chiede all'Ulivo di maturare, per tempo, una «strategia comune» che eviti la vittoria dei sì all'estensione dell'articolo 18 anche per le piccole imprese. In effetti, per l'opposizione il test referendario non è un passaggio politico secondario e semplice. Già ora le posizioni sono piuttosto divaricate: da un lato la Margherita nettamente contraria al quesito di Rifondazione, da una parte i Verdi e i Comunisti italiani promotori del «sì», da un'altra ancora i Ds. E l'imbarazzo è soprattutto della Quercia, ancora "muta" su quale sarà lo schieramento da mettere in campo per il referendum. Del resto, non è semplice tenere insieme almeno tre anime: Cesare Salvi è tra i promotori del quesito, l'area liberal è contraria al sì mentre, per ora, il correntone aspetta le parole di Sergio Cofferati che, a sua volta, prende tempo. È scontata la sintonia con la sua ex-organizzazione, la Cgil: è possibile che il sindacato di Corso d'Italia decida per la libertà di voto ma il segretario generale Guglielmo Epifani e i componenti della segreteria confederale saranno comunque tenuti a esprimersi per un «sì» o un «no». I sondaggi saranno la bussola. Intanto, il Governo tenta di evitare nuove guerre sante scegliendo il 15 giugno come data per lo svolgimento del referendum: l'ultima utile, la più probabile per il non raggiungimento del quorum. «Qualcuno dice, sondaggi alla mano, che se la partecipazione alle urne fosse appena superiore al 50%, le possibilità di successo dei sì sarebbero molto elevate. Mi chiedo - ha detto Enrico Letta a Radio Radicale - se tutto questo è un risultato positivo: dico che c'è stato un errore clamoroso, fatto per la solita voglia di trasformare tutto in scontro ideologico quando invece in queste vicende contano i fatti». I fatti sono soprattutto quelli che accadranno al Senato dove, in commissione Lavoro, è cominciato l'iter del provvedimento con la deroga dell'articolo 18, frutto dell'accordo tra Governo e parti sociali (tranne la Cgil). È più che probabile che questo disegno di legge diventi argomento di polemica nella campagna referendaria e, proprio per questa ragione, la maggioranza potrebbe scegliere di procedere a rilento. E dare priorità alla delega previdenziale, in seconda lettura, quindi con una ragione di urgenza maggiore sui tempi. «Il punto è che nel momento in cui il Governo ha detto eliminiamo l'articolo 18 e basta, era chiaro a tutti che non avrebbe consentito una riforma e creato una reazione di questo genere. Una reazione sbagliata perché il mantenimento dell'articolo 18 come di un diritto di civiltà è qualcosa che non risponde alla verità». Si tratta però di mettere insieme una strategia comune dell'Ulivo, puntando magari al non raggiungimento del quorum. «Siamo contrari - ha detto Letta - a che il referendum passi. Si tratta di valutare e di decidere in modo oggettivo, serio, coordinato col maggior numero di soggetti politici e sociali, quale sarà l'atteggiamento migliore da tenere perché il referendum non passi. Lunedì intanto parte nelle stazioni ferroviarie la campagna per il sì.
              LINA PALMERINI

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