Legge professioni: il clima resta teso
Contenuti associati
ItaliaOggi (Professioni) Numero 125, pag. 39 del 28/5/2003 di Ginevra Sotirovic
È guerra di lettere sulla riforma delle professioni. Dopo l'appello al guardasigilli Castelli le associazioni scrivono al premier Berlusconi per fermare il testo Vietti. Sul fronte opposto gli ordini hanno indirizzato una lettera al vicepresidente del consiglio, Gianfranco Fini, chiedendogli di sostenere il progetto di riforma e di accelerarne l'approvazione da parte del governo. E intanto i sindacati confederali Cgil, Cisl e Uil denunciano l'assenza di un confronto con il governo. Con uno scambio di missive infuocate si è aperta una settimana decisiva per la riforma delle professioni. Si deciderà in questi giorni, infatti, se la bozza di legge quadro messa a punto dalla commissione ministeriale presieduta dal sottosegretario alla giustizia, Michele Vietti, andrà oppure no al prossimo consiglio dei ministri per essere approvata in veste di maxi-emendamento da presentare in commissione giustizia al senato. Le probabilità sono numerose visto che il ministero della giustizia è deciso a non perdere altro tempo e a sfruttare l'opportunità offerta dal senato che ha fissato al 3 giugno il termine ultimo per presentare gli emendamenti al testo Cavallaro-Federici. Nell'incertezza il clima è quanto mai teso. Le associazioni, soddisfatte per il rinvio della scorsa settimana, sono tornate all'attacco. Il presidente della Lapet, associazione nazionale dei tributaristi, Roberto Falcone, ripetendo un'operazione che la scorsa settimana portava la firma del coordinatore nazionale del Colap, Giuseppe Lupoi, ha scritto a tutti i ministri e al premier Silvio Berlusconi chiedendogli di fermare il testo Vietti perché fortemente discriminante nei confronti delle associazioni. Proteste che non fanno indietreggiare di un passo la linea del comitato unitario delle professioni che ha già interessato della questione il presidente del consiglio e nei giorni scorsi si è rivolto anche al leader di Alleanza nazionale, Gianfranco Fini. Del futuro delle professioni italiane si stanno interessando anche i sindacati confederali, rappresentati nell'Osservatorio sulle professioni del Cnel, ma non considerati nella commissione tecnica Vietti. ´La proposta Vietti rafforza il ruolo degli ordini e non consente un reale riconoscimento delle associazioni', spiega Patrizia Mattioli della Cgil. Il vero problema secondo la sindacalista riguarda il divieto, per le nuove professioni, di svolgere attività ´qualificanti' di competenza degli albi. Un concetto ambiguo che ´dà agli ordini la possibilità di ritagliarsi nuove attività riservate a discapito delle associazioni'. Non è di questo parere il vicepresidente del Cup, Roberto Orlandi, che precisa: ´La legge delega non è uno strumento per ampliare le competenze degli ordini. Il concetto di attività qualificante, d'altronde', sottolinea Orlandi, ´è il frutto della discussione che si è avuta all'interno della commissione Vietti, non è quindi un'imposizione degli ordini, quanto semmai il frutto di un compromesso'. Le associazioni, comunque, non la pensano così e rimproverano agli ordini di aver posto un veto per spianarsi la strada e convincere il governo, in sede di delega, ad ampliare le riserve esistenti. Una cosa è certa se, come sembra certo, il governo ha già deciso di passare la palla al parlamento, sarà proprio la commissione giustizia del senato (peraltro super impegnata sul fronte della riforma dell'ordinamento giudiziario) a raccogliere le richieste delle due parti in causa e a recepire le richieste di modifica. |