Legacoop: investimenti e politica industriale per la ripresa
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sabato 16 aprile 2005
A Milano l’assemblea dell’associazione delle cooperative di produzione e lavoro, che hanno chiuso il 2004 positivamente. Via libera alla ricerca scientifica sugli Ogm Legacoop: investimenti e politica industriale per la ripresa Laura Matteucci
MILANO L’assenza del governo nelle politiche industriali, il clima di instabilità istituzionale, il mancato rilancio del ruolo pubblico per lo sviluppo degli investimenti infrastrutturali: sono questi gli ostacoli maggiori alla ripresa del sistema produttivo del Paese, così come sottolinea l’Assemblea nazionale di Ancpl, l’Associazione delle Cooperative di produzione e lavoro di Legacoop, ieri a Milano.
Una realtà composta da oltre 900 cooperative (attive nei settori costruzioni, industria e manifattura, ingegneria e progettazione con più di 35mila occupati) capaci, nel 2004, di registrare una crescita del 6,4% del volume d’affari complessivo (che ha superato gli 8 miliardi di euro), dare vita ad una occupazione stabile e ad un consolidamento dell’utile di esercizio intorno al 3-3,5%. La crisi economica, con effetti attenuati perchè le coop non sono particolarmente presenti nei settore manifatturiero e dell’abbigliamento, si fa comunque sentire sul peso della redditività delle imprese, sempre più compresso negli ultimi anni, mentre rallenta il tasso di crescita complessiva stimato per il 2005.
I numeri spingono l’Associazione - alla cui assemblea hanno partecipato anche l’europarlamentare ds Pierluigi Bersani e il numero uno di Unipol, Giovanni Consorte - a chiedere al governo un impegno concreto per il rilancio del Paese e della sua economia, una linea chiara di politica industriale, un quadro normativo stabile nel tempo. Sono le richieste di Giuliano Poletti, presidente di Legacoop, le stesse di Franco Buzzi, presidente di Ancpl-Legacoop: «Gli stanziamenti per la ricerca, l’innovazione, lo sviluppo delle nuove tecnologie e la formazione professionale sono insufficienti - dice - e l’efficienza della pubblica amministrazione è inadeguata».
E dalle Coop, intanto, arriva il placet alla ricerca scientifica sugli Ogm ma con precise garanzie e limiti, per evitare il rischio di pericolosità di questi prodotti. È quanto emerge dalle ricerche promosse da Coop e presentate dal presidente di Coop, Aldo Soldi. Dai risultati del sondaggio condotto dal mensile Consumatori su un campione di 1.500 soci Coop, di nove regioni italiane, emerge che per il 71,3% non ci sono dati sufficienti per escludere la pericolosità degli Ogm, e il 62,5% non acquisterà questi prodotti. Gli intervistati comunque ammettono di sentirsi scarsamente informati sull’argomento (il 45,6% ne sa poco).
Non si tratta di una scelta ideologica in quanto il 55,3% è favorevole alla coltivazione degli Ogm, a condizione che non ci sia rischio di contaminazione verso le altre colture. Interessante anche un altro dato: per il 58,7% degli intervistati la partita è legata a interessi economici. La lotta alla fame del mondo non è ritenuta una motivazione credibile.
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