16/9/2002 ore: 11:20
Le "tate", più preziose di un tesoro vantaggi e rischi delle vice mamme
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SABATO, 14 SETTEMBRE 2002 |
Pagina 27 - Cronaca |
Esce mercoledì in Italia il best seller americano "The nanny diaries" che ha suscitato molte polemiche. Un ruolo sociale sempre più indispensabile |
Le "tate", più preziose di un tesoro vantaggi e rischi delle vice mamme |
Sensibili e affezionate, sono il sogno delle donne in carriera e non solo, ma possono diventare pericolose "madri surrogate" |
Ammaniti: "I bambini sono sempre meno, e vanno curati molto, meglio non tornare dal lavoro stanche e finire per tascurarli" |
AMBRA SOMASCHINI |
ROMA - Sensibili, affezionate, necessarie, insostituibili. Intrattengono i bambini con savoir faire, raccontano favole straordinarie e quando cucinano sanno innestare quella marcia in più. Sono le nannies, le tate, le signorine, le vecchie e nuove Mary Poppins che ogni donna in carriera vorrebbe accanto. Ma attenzione, dietro all´efficacia della soluzione bambinaia superselezionata a tempo pieno, della baby-sitter professionista oppure della colf, per chi ha meno denaro a disposizione, si nasconde un pericolo. Il surrogato materno, la possibile sostituzione simbolica della madre. A metterci in guardia sono sessuologi, docenti universitari, neuropsichiatri. Una polemica scoppiata negli Stati Uniti intorno al megasuccesso di un libro della "St.Martin Press", "The nanny diaries" di Nicola Kraus & Emma McLaughin che approda in libreria per Rizzoli mercoledì prossimo con il titolo «Diario di una tata». La Miramax se n´è già accaparrata i diritti per 500 mila dollari, il web, al ritorno dalle vacanze, sul tema aiuti per mamme indaffarate è incandescente e ad affrontare lo stesso tema c´è anche "Ti ho incontrato in Inghilterra" di Marjorie Leet Ford, (ed. Salani) "signorina" che sbarca dall´America in un´aristocratica famiglia inglese. «Il problema del surrogato materno coinvolge chiunque entri in contatto con i bambini dalla nanny per le famiglie più agiate, alla baby-sitter, alla collaboratrice familiare – riflette severo Massimo Ammaniti, neuropsichiatra infantile - è la madre che deve trovare utili compromessi. Troppe ore di lavoro, ad esempio, interferiscono nelle possibilità di scambio con i figli. Il pericolo è che la madre sia stanca e non disponibile. Allora il bambino può sentirla come una presenza non condivisibile. I figli sono pochi, sempre meno, e vanno curati molto. Non va bene perdersi un impegno simile per la strada. Investire di più su di loro invece». Ma è davvero così? Bisogna continuare ad andare a lavorare appesantite dai sensi di colpa? E´ su questo filone che si innesta il successo americano di The nanny diaries. A metà tra il gossip e il racconto ironico le autrici narrano le loro peripezie in una famiglia della high society in un palazzo di Park Avenue a New York. «The nanny diaries è il libro dell´anno», ha scritto il New York Times. Un caso social-letterario destinato a far scoppiare polemiche anche in Italia. Perché è della tata-colf-baby-sitter che chi lavora si deve poter fidare. «Il mio vantaggio è stato lavorare a casa, una sorta di eremitaggio che mi ha permesso di continuare a scrivere mentre i bambini erano in fasce, così le tate, le baby-sitter si sono rivelate più che necessarie - racconta Elena Lowenthal, scrittrice, madre di David, 11 anni, Rebecca di 12 Marta di 18, autrice di "L´ebraismo spiegato ai miei figli"(ed.Bompiani) - I miei figli fortunatamente hanno avuto la stessa tata per dieci anni consecutivi e ora si mandano ancora messaggi sul telefonino». Ma c´è chi non ha avuto una fortuna simile. Come l´attrice Nancy Brilli che ha cambiato le colf una dopo l´altra prima di trovare la soluzione: «Vivo con Francesco mio figlio, Giulia, la tata, il marito e il figlio della tata. E sono serena. Ora ho la persona giusta. La saga della tata da me è durata troppo a lungo. Prima cambiavo, sostituivo, litigavo e mandavo via. Certo, mentre giravo "Commesse", ed ero molto impegnata fuori, ho avuto il mio periodo di gelosia. Essere gelose del resto, è il prezzo da pagare per ottenere la libertà». |