21/12/2005 ore: 9:50
Le coop fanno quadrato su Consorte
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Pagina 10 - Primo Piano Il voto «all’unanimità» nella holding Holmo e le battute sul «centralismo democratico» nei corridoi: noi andiamo avanti I cooperatori di Holmo sono compatti e sicuri. Ritengono «che l'estraneità della compagnia rispetto agli addebiti di cui si ha notizia dalla stampa sarà al più presto accertata». E confermano ai due leader «la solidarietà per la pressione esterna cui sono stati sottoposti in relazioni a vicende personali». Se c'erano questioni di etica cooperativa di cui discutere, dunque, sono state rinviate. Se c'erano critiche o dubbi da sollevare sulle operazioni finanziarie svolte a titolo personale dai manager di Unipol sono stati taciuti. Alla riunione del board di Holmo non c'è stato né tempo né spazio per ascoltare voci dissonanti. Neanche per ascoltare i rilievi sollevati da un consigliere autorevole come il presidente di Manutencoop, Claudio Levorato, che aveva osato chiedere pubblicamente un cambiamento di rotta alle cooperative. Se il gruppo dirigente di Holmo è stato «afono», come pare abbia detto uno dei consiglieri, la strategia non è cambiata. A vincere, almeno per il momento, è ancora l'arrocco, o meglio la vecchia linea del «centralismo democratico» come ha ricordato qualcuno che delle antiche usanze del partito se ne intende. Del resto era difficile sollevare dubbi di fronte allo stesso Consorte. Il presidente di Unipol, pur non avendo incarichi in Holmo, ha partecipato alla riunione di lunedì e ha ribadito la liceità delle operazioni svolte a titolo personale. Ha sottolineato la correttezza degli affidamenti ricevuti in tempi diversi dalla Bpi e la trasparenza delle operazioni mobiliari concluse. E poi, archiviato il capitolo degli affari privati, è passato a ricordare, per chi lo avesse dimenticato, la strategicità e l'originalità della scalata bancaria. E, alla fine ha convinto tutti. A cominciare dai due uomini più importanti di Holmo: Pierluigi Stefanini, presidente della finanziaria e numero uno di Coopadriatica, e Vanes Galanti, vicepresidente e leader del gruppo imolese delle costruzioni Cesi. Convinti loro due, d'accordo tutti: non è il momento di discutere se sia il caso di sganciare il sostegno all'operazione Bnl dalle valutazioni di carattere etico o da eventuali dibattiti sulla governance. E' più importante, per ora, sottolineare «il diritto di perseguire obiettivi di crescita sui mercati assicurativo, bancario e dei servizi finanziari in genere, ponendosi quale soggetto economico avente pari dignità e opportunità di qualsiasi altro operatore del settore». E' più urgente, per ora, ribadire che «la struttura patrimoniale dell'operazione proposta al mercato da oltre 5 mesi ha tutti i requisiti per soddisfare il disposto della normativa sui conglomerati finanziari» e «l'assoluta necessità e urgenza che le competenti Autorità di vigilanza si esprimano nel merito». Le imprese solidali si sono riunite e sono scese in campo non per far sapere che la scalata a Bnl è un idea spregiudicata partorita dall'intraprendenza di un solo uomo al comando, ma un progetto condiviso e benefico per la collettività. Perché, come recita la nota di Holmo, «il nuovo soggetto economico che si verrebbe a creare con l'attuazione del progetto contribuirebbe ad aumentare la pluralità dei soggetti economici operanti nel mercato finanziario italiano con conseguente accrescimento della competitività a beneficio del mercato e della collettività». Roberta Scagliarini
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