Le coop delle pulizie a scuola sotto la Regione contro i tagli
Contenuti associati
Torino - Ieri mattina erano circa duecento, “armati” di cartelloni e fischietti. Ci hanno soffiato dentro fino a quando non si sono aperte le porte del palazzo della Regione in piazza Castello. Erano solo una parte dei lavoratori delle cooperative che si occupano di pulizie nelle scuole e che sono stati “tagliati” da una circolare diffusa dal ministero dell’Istruzione all’inizio dell’anno, che chiedeva agli istituti una riduzione del 25 per cento della spesa per quel tipo di servizi. Le “coop” in cui lavorano sono spesso di tipo B, cioè hanno l’intento di aiutare le persone con dei problemi a reinserirsi nella società. Ma da febbraio molti di loro sono finiti in cassa integrazione, oppure sono stati trasferiti o gli è stato ridotto l’orario.
Così sono scesi in piazza, portati da Filcams-Cgil, Fisascat- Cisl e Uil Trasporti, ed hanno fischiato finché una loro delegazione non è stata ricevuta dagli assessori agli Affari istituzionali Elena Maccanti e all’Istruzione Alberto Cirio. Hanno spiegato loro che «rischiano di perdere il posto di lavoro nelle scuole piemontesi circa duemila soggetti svantaggiati, di cui 1.300 nella sola provincia di Torino. Se non potranno più andare a lavorare e pagare regolarmente le tasse, queste persone ricadranno sui servizi sociali e diventeranno un costo per la società». Un problema noto ai due assessori, come afferma Elena Maccanti: «Purtroppo l’applicazione di questa circolare rischia di penalizzare particolarmente il Piemonte che, a differenza di altre regioni italiane, può contare su una realtà di cooperazione sociale di tipo B molto particolare. Non dobbiamo dimenticare che, nonostante le cooperative piemontesi riescano ad assumere fino al 55% di lavoratori svantaggiati, lavorano con contratti in proroga attuando ribassi che in alcuni casi arrivano al 36 per cento. Tagliare un ulteriore 25 per cento significa metterli definitivamente in ginocchio ».
Adesso la giunta Cota promette di darsi da fare. Anche se l’assessore Cirio ricorda che «fino a quando l’istruzione non sarà di competenza esclusiva della Regioni è difficile intervenire concretamente per risolvere il problema». Ma i due assessori proveranno comunque a far sentire la propria voce a Roma: «Chiederemo al ministero — annunciano Maccanti e Cirio — uno stralcio dell’applicazione della circolare, vista la particolare realtà piemontese. E inoltre
avvieremo un confronto tra tutti i soggetti coinvolti, al fine di monitorare il problema e individuare soluzioni condivise».