25/1/2005 ore: 11:14
Lavoro, monito Ue all´Italia "Produttività troppo bassa"
Contenuti associati
martedì 25 gennaio 2005 Rapporto della Commissione. Sotto accusa anche deterioramento dei conti pubblici e scarsa occupazione Lavoro, monito Ue all´Italia "Produttività troppo bassa" Le risposte di Roma sugli intenti di politica economica non convincono Bruxelles Trichet sul Patto di stabilità: "Migliorare solamente la parte preventiva" MARCO MAROZZI Il quadro è allarmante per l´intera economia del continente che per la brusca frenata del mercato del lavoro e la lentezza delle riforme negli stati vede ormai fuori portata gli obiettivi di crescita dell´occupazione alla scadenza del 2010 fissati dal piano di Lisbona. Per quel che riguarda i conti pubblici del nostro paese la situazione del deficit di bilancio si è «ulteriormente deteriorata», come per Germania, Grecia e Austria. Per l´Italia, secondo il Gope, resta un problema anche l´alto debito pubblico. Se Roma è al 106% superata solo dalla Grecia, in più della metà degli stati «non sono stati fatti progressi significativi» per ridurre il debito pubblico sotto il 60%. E il presidente della Banca Centrale Europea Jean-Claude Trichet insiste: «Migliorare la parte preventiva del patto di stabilità, ma preservarne la parte correttiva». Per il Gope sono stati fatti dei progressi nel miglioramento del clima pro-business, nella semplificazione e nel rafforzamento delle procedure per assicurare l´effettiva concorrenza tra le imprese, nelle riforme del mercato del lavoro. Progressi molto limitati invece si registrano nel lancio di una nuova fase di crescita trainata dalle tecnologie informatiche e nell´integrazione del mercato interno. Se si prosegue con il ritmo attuale «non sarà possibile realizzare gli obiettivi di Lisbona». La Commissione Barroso non cambia linea rispetto a quella Prodi sulla necessità di rendere più flessibile il mercato del lavoro garantito un livello «appropriato» di sicurezza. Nessun paese, però, ha centrato l´attenzione «sui contratti a tempo indeterminato che talvolta danno una protezione eccessiva e neppure sulla segmentazione del mercato del lavoro a causa di diversi tipi di contratto». E´ il caso dell´Italia, dove «ci si può preoccupare per la varietà crescente di contratti di lavoro, che rischia di aumentare la segmentazione già pronunciata». Quanto alla produttività oraria, nel 2003 è diventata negativa in Italia, Olanda e Portogallo a causa degli scarsi investimenti per dipendente e per un orientamento «insufficiente» verso i settori a forte incremento di produttività (tecnologie informatiche in primis). In Italia e Spagna non ci sono poi iniziative di riforma dei meccanismi di determinazione dei salari nonostante una specifica richiesta della Ue. Positivo, invece, il rilievo sull´emersione del lavoro nero, dove si registrano «primi progressi». Sulle pensioni, con l´allungamento dell´età lavorativa, si segnala che in Italia e Francia è diffuso un «elevato grado di fiducia» nell´impatto delle riforme avviate. In Italia - scrive Bruxelles - sono state prese «misure importanti nel 2004». In generale nei 12 paesi - Italia compresa - in cui sono state impostate riforme, ci si è fondati spesso «su azioni sul piano dei vantaggi fiscali e riforme che scoraggiano il ritiro anticipato dal lavoro più che sull´aumento delle possibilità di impiego e della partecipazione alla vita lavorativa». In questo quadro non positivo viene considerato il risultato italiano sul sostegno ai lavoratori non qualificati. Complessivamente all´Italia erano state inviate dalla Ue raccomandazioni in dodici settori. La risposta è «solo parziale» e l´attuazione delle indicazioni «limitata» per riduzione del costi del lavoro anche non salariali; correlazione tra produttività e salari; lavoro nero, servizi pubblici di impiego; azione complessiva sull´invecchiamento; immigrati; partecipazione femminile al lavoro; educazione permanente; livello e qualità della scolarità; abbandoni scolastici. Dieci su dodici. |