Lavoro, l’arbitrato ora è legge La Cgil: “Si riducono i diritti”
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Diventa legge dello Stato il «collegato lavoro». Con il voto della Camera, dopo una settima lettura lampo, l’unica legge rinviata al Parlamento da Giorgio Napolitano supera l’ultimo scoglio. Compatta la maggioranza, che ha aggregato anche l’Udc.
Iter tormentato per questo provvedimento, che era stato respinto dal Capo dello Stato nello scorso marzo. Due le principali obiezioni: un’eccessiva eterogeneità del provvedimento, e soprattutto la necessità di maggiori garanzie a favore del contraente più debole (il lavoratore) sull’arbitrato. Che è la novità principale: l’introduzione di questo strumento per risolvere le controversie di lavoro, in alternativa alla magistratura. Per la maggioranza e il governo il testo finale risponde ai rilievi del Colle; opposizione e Cgil parlano di riduzione delle tutele per i lavoratori.
L’arbitrato diventa così la via maestra per la risoluzione rapida delle controversie, con l’eccezione dei casi di licenziamento. In concreto, concluso il periodo di prova (o 30 giorni dopo la stipula del contratto) il lavoratore potrà (o dovrà, di fatto) concordare preventivamente con il datore di lavoro la sua volontà di ricorrere all’arbitro per le future controversie (licenziamenti esclusi, che restano affidati al magistrato, che ha tempi molto più lunghi). L’arbitro giudicherà entro tre mesi «per equità» e non «per legge»; gli oppositori dicono che ciò darà più chances al datore di lavoro. Contro il lodo si potrà ricorrere al tribunale, che decide in unico grado. Un datore di lavoro che viola la norma sulla trasformazione del contratto da tempo indeterminato a tempo determinato, se la caverà con una indennità monetaria tra 2,5 a 12 mensilità. Sarà meno facile poi impugnare i licenziamenti, anche quelli invalidi, cioè in violazione della legge o senza motivazione: oggi ci sono cinque anni, diventano solo 60 giorni più 270 per il deposito dal giudice. Sarà possibile assolvere l’ultimo anno di obbligo di istruzione (cioè dai 15 anni di età) attraverso un contratto di apprendistato in un’azienda. La legge prevede poi una delega al governo per regolamentare la materia dei lavori usuranti, e si allungano di altri due anni i tempi a disposizione dell’Esecutivo per le (eterne incompiute) riforme degli ammortizzatori sociali, dei servizi per l`impiego, degli incentivi. Altre norme riguardano la pubblica amministrazione: norme di trasparenza e di obbligo di informazione, l’ampliamento della mobilità del personale in esubero, l’aspettativa non retribuita di un anno come nel privato, una delega al governo per riformare la materia dei permessi e congedi.
La Cgil, con Fulvio Fammoni, parla di «legge sbagliata che riduce i diritti», e annuncia iniziative per contestarne la costituzionalità. «È un passo indietro per quanto riguarda i diritti dei lavoratori - dice l’ex ministro Pd Cesare Damiano - l’arbitrato secondo equità consegna al collegio arbitrale la facoltà di derogare da leggi e contratti». Soddisfatto, invece, il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, che ancora una volta nota come solo la Cgil si sia opposta tra le parti sociali. «Ora il governo proporrà all’esame del Parlamento il disegno di legge delega sullo Statuto dei lavori - aggiunge - per realizzare compiutamente il sogno di Marco Biagi per un diritto del lavoro moderno a misura della persona». E oggi pomeriggio comincia il confronto al ministero dell’Economia - ci saranno sia Berlusconi che Giulio Tremonti - tra governo e parti sociali sulla riforma fiscale.