16/6/2003 ore: 12:45
La signora dello sport che ha trascurato solo un dettaglio
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La signora dello sport che ha trascurato solo un dettaglio CINZIA SASSO Giovedì sera l’aspettavano a Firenze, alla grande festa per l’inaugurazione del nuovo Una Hotel Vittoria, ma Gabriella Spada non si è presentata. Né, a differenza dell’anno passato, quando il gruppo delle donne imprenditrici l’aveva invitata a un rendez vous milanese, ha risposto. Come invece aveva fatto allora: «Care amiche aveva scritto non potrò esserci perché sto acquisendo la Longoni». «Poverina dicevano nei capannelli, in mano un drink, le signore che insieme a Gabriella sono finite in un libro che le racconta come le donne che hanno raggiunto in Italia un grande successo e che da allora formano un club esclusivo avrà i suoi problemi». Ma dei suoi problemi la signora di Giacomelli Sport non ama parlare. L’estate, per lei, è sempre stata un momento cruciale: nel 2001 la quotazione in Borsa dell’azienda, portata avanti in prima persona; nel 2002 l’acquisto della Longoni; e il 2003 è quello che adesso sta sotto gli occhi di tutti. Ma che estate, quella del 2001: le corse in macchina, una Mercedes Slk, tra Milano e Roma per i road show con Gabriella vestita già alle otto del mattino come una diva, griffata Gucci dai vertiginosi sabot ai calzoni in raso nero fino a un intensissimo profumo, i lunghi capelli neri sciolti sulle spalle. Lei, buttata su un divanetto dell’albergo più chic, il Grand Hotel et de Milan («Qui mi sento bene, mi sento come a casa»), con i suoi magnifici occhioni azzurri dalle ciglia talmente lunghe da sembrare finte, impegnata a spiegare «amo il rischio, ma non mi espongo mai prima di avere analizzato bene il mercato»; «sono una donna molto concreta e attenta al risultato, non ho proprio niente dell’intellettuale, quello che mi interessa non è la teoria, ma la pratica»; e ancora «non basta avere un’idea vincente e i mezzi per realizzarla, un’azienda bisogna anche saperla far funzionare». Trentasette anni, nata a Porretta Terme, diplomata in ragioneria, sposata da quando di anni ne aveva 18 con Emanuele Giacomelli, tre cani il carlino Ruben, il barboncino Tobi, il cocker Junior niente figli, Gabriella ha cominciato a lavorare a 24 anni nei centri commerciali emiliani. La classica gavetta, ma già tanta voglia di emergere. La Grande distribuzione organizzata offre corsi di ogni genere marketing, amministrazione, gestione, vendite e acquisti e Gabriella se li frequenta tutti mettendo insieme, poco alla volta, un’esperienza e un curriculum che le consentono di assumere incarichi di sempre maggiore responsabilità. Cambia azienda più volte e, a partire dagli anni Novanta, mentre la grande distribuzione prende sempre più piede anche in Italia, dirige l’avvio di numerosi centri commerciali. Ma coltiva un progetto: quello di creare qualcosa di suo. «L’esperienza manageriale dirà qualche anno più tardi, quando ormai ha fondato Giacomelli Sport e ne è diventata la presidente, la testimonial e l’unica immagine è stata molto importante. Io credo che sia indispensabile lavorare per altri prima di fare gli imprenditori in proprio. Lavorare alle dipendenze di qualcuno consente di avere una visione lucida ma distaccata, è un ruolo molto formativo. Solo dopo quella scuola sul campo io mi sono sentita pronta per far nascere il mio gruppo». È il ’92: Gabriella, insieme al marito che resta però una figura nell’ombra, quasi offuscata da questa moglie dal gran temperamento, lo ricordano in disparte, ad esempio, alla premiazione della Business Woman of the year di Montblanc edizione 2001, quando Gabriella viene incoronata regina delle donne d’affari e ad un gruppo di amici decide di lanciarsi su un mercato promettente e sguarnito, quello dei megastore dello sport e del tempo libero. «Non per passione spiegava ma per business: sport e tempo libero sono gli affari del futuro». Il primo negozio sono 1.000 metri quadrati a Savignano all’interno dell’area di un ipermercato; non è solo un punto vendita, ma una sorta di luogo di intrattenimento per tutta la famiglia con piste da corsa per provare le scarpe da jogging, palestre di roccia, campi da basket, porta da calcetto. Gabriella pensa in grande. E in grande agisce: a Rimini nei suoi uffici, mille metri quadrati tutti a piano terra, tutti a vetrate, c’è un enorme camino («Mi piace veder ardere il fuoco»), un ruscello, una fontana di pietra comprata da un antiquario, piante tropicali alte sei metri («Si crea un’ottima ossigenazione che assorbe anche le radiazioni dei computer»), mobili esclusivamente bianchi, scrivania di cristallo, orchidee («Amo molto i fiori freschi, ovunque, in ufficio come a casa»), una sorta di siepe di alti bambù. L’immagine, per quella che nel frattempo è diventata la signora dello sport e che scorrazza l’Europa ad aprire nuovi negozi, ha una grande importanza: ai giornali arrivano le sue foto posate, guai usare uno scatto rubato, devono apparire solo quelle perfette. «Lavoro molto spiega lei perché amo lavorare. Ma non faccio del lavoro la mia unica ragione di vita, non sono una macchina da soldi o da affari: sono una donna completa, che trova spazio per tutto, dall’amore all’amicizia, dal divertimento alla meditazione». Con il suo marcato e dolce accento emiliano, Gabriella Spada racconta la passione per il ballo e quello per la new age. Una passione che l’ha portata ad aprire, a Rimini, Anadam. «Significa spiegava ispirata luogo di beatitudine». |