La «seconda mozione» Cgil riapre il duello interno Epifani: un errore dividerci
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«Chiediamo che i risultati congressuali siano suddivisi, si distingua tra le assemblee in cui siamo presenti con la nostra mozione e assemblee in cui siamo assenti». Due giorni dopo la riunione del Direttivo Cgil che si è concluso con un voto unanime, i promotori della seconda mozione «La Cgil che vogliamo» riaprono lo scontro sul congresso. A spiegare perché è la segretaria confederale Nicoletta Rocchi. «Al Direttivo abbiamo votato un dispositivo che affermava tre cose importanti: il richiamo al rispetto delle regole; la riconferma del proporzionale puro; l’impegno per lo sciopero generale. Non c’era motivo per non condividerlo». Maci sono «anomalie», «irregolarità » che vanno «spiegate e corrette». Rocchi illustra quali e chiede «maggiore trasparenza» sulla partecipazione che, in alcuni casi, «risulta particolarmente alta nelle assemblee in cui è stata presentata la sola prima mozione, mentre quando sono presenti entrambe i valori tornano nella norma, in linea con il congresso precedente». Non è così ovunque, ovviamente. «Nel Lazio - continua Rocchi - tra i lavoratori attivi ha votato il 76% dove siamo assenti e il 45% degli iscritti dove siamo presenti. Alla Filcams nelle assemblee dove siamo presenti ha votato il30%degli iscritti mentre dove non ci siamo ha votato l’80%». Vengono citati altri episodi: difficoltà a presentare la seconda mozione perché non si conosce il calendario delle assemblee o perché è concentrato in poche date, fino al caso della quota di solidarietà dello Spi, la cui ripartizione è contestata. Accuse pesanti, viene fatto notare. «La Cgil ha una solida intelaiatura democratica e questo è un patrimonio che va difeso gelosamente», smorza Carlo Podda (funzione pubblica) che con Gianni Rinaldini (meccanici)e altri firmatari era presente all’incontro con la stampa. «Ma tra milioni di persone qualche smagliatura capita». Lo scopo non è dunque screditare il congresso, ma fare in modo che «l’impegno del direttivo si concretizzi». «Si è tenuta una parte delle assemblee di base, si può proseguire con maggiore trasparenza», viene detto. A queste polemiche già la settimana scorsa avevano replicato il presidente della commissione di Garanzia Carlo Ghezzi e il segretario organizzativo Enrico Panini i quali non si ripetono, ma la posizione è quella, dicono in corso d’Italia. Le affermazioni sull’alterazione del voto degli iscritti «sono destituite di ogni fondamento», è la sintesi. Epifani la sua l’ha detta al direttivo. Ieri è tornato sulla divisione: «la crisi richiedeva unità». Negli ultimi due anni «abbiamo sempre votato assieme - ha osservato - ci si può dividere al congresso? Non è logico». È una divisione «che gli iscritti non meritano».