2/5/2007 ore: 9:57
La riscossa dei piccoli commercianti
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pagina 18 - Economia e imprese INCHIESTA - Gli effetti delle liberalizzazioni La distribuzione dieci anni dopo la riforma Bersani Novità nei consumi: le vendite dei negozi crescono più di quelle degli ipermercati Stefano Aiolfi e Claudio Guareschi erano, anni fa, dei grossisti e degli ambulanti di pesce. Oggi gestiscono ret5i di negozi al dettaglio di prodotti ittici in Emilia-Romagna, pur mantenendo l'attività originaria. le famiglie Castegoli e Giacomazzi, nell'area di Parma, producevano pane che vendevano alle salumerie. Oggi continuano la produzione ma hanno reti di negozi gourmet al dettaglio, prodotti da forno e specialità alimentari. E ancora, Giancarlo Petruccioli, a Roma (quartiere Appio Latino) gestisce il negozio di alimentari aperto dalla famiglia nel 1953. «Ci siamo riconvertiti grazie ai prodotti tipici e di fascia alta - dice - e così abbiamo respinto l'offensiva dei 15 supermercati della zona. Facciamo degustazioni e anche ristorazione qualificata nelle aziende. Non abbiamo prodotti di massa nè stranieri. Solo il tip dell'offerta italiana». «Il servizio è stato l'arma vincente insieme con il rapporto di fiducia con il consumatore e il personale ben qualificato sul punto vendita, così ci siamo difesi dalla Gdo», rilancia Patrizia De Luise, cui fanno capo due negozi di abbigliamento a Genova. «Questi esempi - commenta Mauro Bussoni, componente del vertice della Confesercenti - potrebbero benissimo esere ritrovti anche nel Nord-Est, come al Sud in Sicilia. Il dettaglio è cambiato, sta occupando spazi lasciati liberi dalla grande distribuzione, e i risultati cominciano a vedersi nell’ortofrutta come nei giocattoli. Nel primo comparto, gli operatori offrono al cliente glistessi servizi delle grandi catene, ma sono nel cuore delle città, vicini allefamiglie e con prodotti innovativi come la frutta o le insalate di propria produzione». E infatti il 2007 è iniziato proprio all’insegna della rimonta del piccolo negozio e dell’aggravarsi della crisi delle maxisuperfici commerciali. Probabilmente la riscossa dei piccoli, dati per morti da tempo, affonda le radici anche nella deregulation del commercio varata dal ministro Pierluigi Bersani nel 1998. Ma andiamo con ordine. Il sorpasso La crisi dei big «Si avverte una certa disaffezione nei confronti delle strutture particolarmente grandi, forse troppo grandi - aggiunge Bella -. Infatti, all’interno della grande distribuzione, sono gli ipermercati ad andare male già da qualche mese, mentre, seppure con fatica i supermercati reggono le vendite. Le indagini indicano - aggiunge - che la vicinanza del punto di vendita è sempre rilevante». L’ultima indagine Censis-Confcommercio sottolinea che i consumatori, che vendono il proprio potere d’acquisto indebolito, pongono disponibilità e cortesia sul punto vendita in cima ai fattori determinanti per la valutazione della qualità dei servizi commerciali. le grandi catene commerciali hanno cercato di reagire alle difficoltà rilanciando sul dettaglio minore, accelerando lo shopping o gli accordi di affiliazione con network di piccoli supermarket di vicinato. Gli effetti della deregulation La riforma del 1998 ha liberalizzato i piccoli negozi sotto i 250 metri. E il 2006, come sottolineano i dati del ministero Sviluppo economico, è stato l’anno con l’incremento netto più elevato degli ultimi sei anni: 35.887 negozi, al netto delle chiusure. Censiti 59.514 negozi di vicinato su 61.266 nuove aperture. Le chiusure sono state 25.379. Si segnala la ripresa dell’espansione della rete commerciale al Nord, dove la grande distribuzione ha raggiunto livelli in linea con le medie dei Paesi più evoluti. Per quanto riguarda i settori, le crescite più consistenti sono state rilevate per negozi di mobili, abbigliamento e perfino alimentari. Il ruolo del franchising L’esercito degli ambulanti Le opportunità |