
La Rinascente «Amore, oggi non si compra» Mattinata senza shopping al picchetto delle commesse M. CA.
MILANO Alle 8,30 Renata Centemeri accende la prima sigaretta e srotola lo striscione rosso in via Santa Radegonda, dove c'è l'ingresso del personale della Rinascente di piazza Duomo. «L'articolo 18 è per voi bambine, io a ottobre vado in pensione», dice a voce alta Renata, «quarant'anni di Rinascente e trentanove e mezzo di sindacato». Chi non sciopera deve passare nel metro scarso tra lo striscione e la porta a vetri, in uno stridore di fischietti e di salaci commenti: «Invece di pensare alla carriera, dovreste pensare ai figli. Cosa li mettete al mondo a fare?» Le crumire guardano dritto ed entrano senza parlare. Solo una biondina dice in un soffio: «Devo entrare per forza». «Mica hai l'elastico che ti tira dentro», replica un lavoratore nel picchetto. «Questa è una boxista del mio piano, biancheria intima, è in prova», dice una delegata con aria comprensiva. Sono boxiste, cioè dipendenti o collaboratrici delle aziende di cui vendono i prodotti, quasi la metà delle 700 commesse della Rinascente di piazza Duomo. «Ma questa è Rinascente, guarda con che disinvoltura entra; e pensare che noi Rsu abbiamo fatto una bella fatica per farla assumere». Entra il barista, entra «quella di An», entra quella che si rivolge al sindacato per compilare il modello 730 o quando riceve una lettera di contestazione. «Noi siamo brave e tuteliamo tutti, anche chi non sciopera», dice una delegata mentre gonfia i palloncini e distribuisce i fiori di carta per il corteo. Nel picchetto c'è chi ammette un peccatuccio di gioventù, «appena assunta il primo sciopero non l'ho fatto; era il '68, poi mi sono sentita una merda». E c'è chi, invece, ha sempre scioperato, «anche da apprendista».
La paura c'era anche trent'anni fa, però la si vinceva. Quello che è cambiato sono le tipologie d'assunzione che permettono alla grande distribuzione di tenere aperti i magazzini quando c'è sciopero. Spostano il personale, utilizzano gli stagionali e gli interinali. Economicamente ci rimettono, però all'esterno sembra tutto normale. «Però noi allo sciopero continuiamo a crederci. E' l'unica arma che abbiamo». Nadia D'Amelj, la "colonna" del sindacato alla Rinascente, sfodera i manufatti che ha realizzato domenica scorsa. Pettorali con il cofferatiano «Li batteremo con un sorriso», cartelloni che intimano a Berlusconi e Maroni di tenere giù le mani dalle pensioni (raffigurate dalle rotondità contenute da un reggiseno a balconcino), un tappetino giallo con su scritto "Benvenuti!" dedicato a chi non aderisce allo sciopero. Nell'arco di un'oretta ci passeranno sopra una cinquantina di commesse e di «gente mai vista, forse interinali raccattati all'ultimo momento». Oppure impiegati spostati dalla sede amministrativa di Milanofiori e mandati dietro le casse. «Da due settimane cercavano volontari», racconta un'impiegata, «una prassi che meriterebbe una denuncia all'Inps e all'Inail». Troppo pochi, comunque, per poter aprire i battenti alle 9. "Apertura alle 9,50", c'è scritto sui cartelli che la direzione fa attaccare agli ingressi in piazza Duomo dove il picchetto si sposta, dopo aver scattato varie foto ricordo in via Santa Radegonda. Qualche giapponese non capisce, spinge la porta a vetri e alla parola "sciopero" gridata in coro si ritira in buon ordine. Un francese pretende d'entrare perché "non è italiano". «Senti questo, ma in Francia non andate a piedi di buon grado quando scioperano i treni e la metropolitana?». Ci prova un merluzzino con zainetto. «Dove vai, amore? Cerca di crescere sano, si può sopravvivere anche senza comprare per un giorno», lo apostrofa materna una commessa.
Alle 10 i vigilantes tolgono i fermi dagli ingressi tra i buuh del picchetto. C'è chi vorrebbe continuare il presidio e chi non vuole perdersi la manifestazione. Nella prima ipotesi i clienti non entrerebbero ma è certo che il direttore, che per tutto il tempo ha osservato dall'interno, chiamerebbe la polizia. Le stupende ed allegre signore della Rinascente optano per la manifestazione. Camminando verso il concentramento ai Bastioni di porta Venezia, una ci dice: «Oggi, oltre a non fare l'incasso, si beccano un sacco di taccheggi».
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