28/7/2019 ore: 14:28

La Repubblica - Da bisnonna costretta a fare 100 km al giorno

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«Cinquantaquattro chilometri all andata, stessa via crucis al ritorno. Dal Piemonte alla Liguria. Ogni giorno. Per fare quattro ore di lavoro». E per quale paga? «Sono un terzo livello, 600 euro al mese. Se non avessi un marito con una pensione, non potrei vivere. Da quando il ponte Morandi è crollato, faccio con i mezzi pubblici un tragitto molto più lungo». Marina Cappellieri abita a Tagliolo Monferrato e lavora a Genova. Pulisce gli uffici dell’Agenzia delle Entrate del capoluogo. Ha 66 anni, due figli grandi. Spunta nelle foto dei sit-in, bandiera in pugno. Chi lo direbbe che è nonna, e anche bisnonna. Siete scesi in piazza più volte. «Sì, ma a nessuno interessa. Piccoli gruppetti, piccole lotte, il privato divora ogni nostro diritto. Nessuno va oltre il dispiacere: “poveri cristi”. Eppure, sono anni che io e le compagne combattiamo. Simona la nostra sindacalista, l’amica Romina, io, tanti altri. L’ultimo stipendio lo abbiamo preso a maggio. Ma dal gruppo Manital, il consorzio, nessuna vera risposta, nessuna garanzia». Non è il gruppo che ha acquistato un castello che era abbandonato in Piemonte? Un processo di riqualificazione apprezzato dal territorio. Invece stata un’operazione da decine di milioni di euro. Il castello di Parella, dicono, è rinato a Ivrea. Resta da capire perché a fronte di ottimi business, noi siamo trattati a questo modo. E perché il denaro versato dall’Agenzia delle Entrate, uffici in cui sono rispettosi con noi, poi non arrivi agli operai. Noi dipendiamo dall’impresa Ambiente, la quale sostiene che questi soldi non arrivano dal consorzio Manital. Vero, falso? In mezzo, però, ci sono le nostre vite. E la paura». Paura? «Ha notato che le colleghe non volevano raccontare? Paura di esporsi, di perdere anche quei 300 o 400 euro di paga al mese. C’è rabbia e vergogna, anche». Vergogna di cosa? «Di dire che vanno ogni giorno a mangiare alla Caritas...» Madri, monoreddito? «Esatto. Se è per questo, c’è anche un collega, di cui per rispetto non faccio il nome, 45 anni, origini cilene che prende solo 500 euro: poiché i ritardi dei nostri stipendi sono all’ordine del giorno, lui è un altro di quello che va alla mensa dei poveri. Sperava nel Reddito di cittadinanza, figurarsi. Una beffa» Perché? «Il Reddito gliel’hanno accordato: 40 euro». A 66 anni, cosa sogna? «La pensione, che ammonterà a 548 euro, forse tra un anno». Si godrà nipoti e pronipoti. «Bellissimi e quasi tutti femmine. Ma non riposo mai. Accudisco mia madre quasi novantenne. E ho fatto anche la battaglia più dura». Quale? «Tumore al seno. Le chemio, le radio, l’intervento. Ma ne sto uscendo. Tanto, sono una guerriera. Si sente, no?».