La questura contro lo Sheraton: "Che errore con Pavarotti"
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La questura contro lo Sheraton "Che errore con Pavarotti" Padova, il tenore messo alla porta perché senza documenti. Scoppia la polemica
di GIORGIO CECCHETTI
PADOVA - "Neppure se fosse il presidente della Repubblica lei potrebbe entrare in una delle nostre camere senza un documento d'identità" gli hanno detto. Così sabato sera Luciano Pavarotti e i suoi accompagnatori hanno dovuto girare i tacchi e cercare un altro albergo perché allo Sheraton di Padova non hanno permesso loro di utilizzare le camere, prenotate da giorni, per un breve riposo di un'ora. Nessuno di loro aveva passaporto, carta d'identità o patente. Partito da Merano, nella città veneta il tenore era arrivato intorno alle 19.30 perché un'ora e mezza dopo doveva ritirare il premio internazionale Aureliano Pertile. Le stanze erano state prenotate per permettere a Pavarotti di rinfrescarsi e riposarsi per qualche minuto prima della cerimonia. Ma alla reception sono stati irremovibili: niente documenti, niente stanza. Gli hanno proposto una sistemazione improvvisata, quella di rilassarsi in una sala al pianoterra, ma a quel punto big Luciano si è infuriato ed è andato a riposare le membra e la voce in un altro albergo più ospitale e meno fiscale. "La legge è uguale per tutti e noi siamo tenuti a farla rispettare: qui vengono tante persone famose, ma anche loro devono presentare un documento", spiega la responsabile del turno di sabato allo Sheraton di Padova. "Nessuno di loro aveva un documento d'identità - sostiene la duty manager Patrizia Bortolotto - Per noi è anche una questione di sicurezza, se succede qualcosa agli ospiti e non sono registrati rischiamo di avere guai. Abbiamo loro offerto la disponibilità di una sala meeting, e stavo già telefonando in questura per cercare una soluzione: sarebbero bastati pochi minuti, ma se ne sono andati subito". Pavarotti e amici, infatti, hanno trovato ospitalità nel vicino hotel Plaza, dove un' altra persona, finalmente con un documento, ha garantito per lui. "A volte basta un accompagnatore - spiegano al Plaza - se comunque il cliente lo conosciamo ed è già stato qui non lo mandiamo via". "C'è stato sicuramente un eccesso di zelo da parte della direzione dello Sheraton, che ha voluto applicare in maniera troppo rigida la normativa. A mio giudizio, il problema della mancanza della carta d'identità poteva essere facilmente superato", afferma in questura a Padova Carmine Damiano, capo di gabinetto, l'ufficio incaricato proprio al controllo delle cosiddette schedine d'alloggio inviate dagli alberghi. "Il testo unico che regola la materia - prosegue il funzionario - prevede per gli albergatori l'obbligo di registrare gli ospiti dell'hotel per controllare se eventualmente abbiano provvedimenti pendenti con la giustizia. E non penso proprio che nel caso di Pavarotti ci fossero questi presupposti".
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