10/7/2007 ore: 12:16
La marcia dei precari? Ora la organizza il Pd
Contenuti associati
Pagina 7 -POLITICA & SOCIETÀ La marcia dei precari? Ora la organizza il Pd In sostanza l'idea che si vuol far passare è che: 1) il precariato coincide con l'età giovanile, contrapponendo i «flessibili» con i vecchi, caratterizzati dal «posto fisso»; 2) i giovani, i «flessibili», hanno accettato di buon grado la precarietà, e adesso reclamano semplicemente l'unificazione dei contributi per i periodi di non lavoro e il riscatto facilitato della laurea. E' il programma del Pd: ammortizzatori sociali come una sorta di «elemosina», lasciando intatti contratti di sfruttamento come la collaborazione a progetto, o la ripetibilità all'infinito dei tempi determinati. Non sappiamo che lavoro facciano Carrara e Zevi, ma i giovani italiani (come tanti più anziani, ormai pure loro precari) vogliono al contrario soprattutto un futuro di certezza e stabilità. Ovvio, anche pensioni dignitose: ma contrapporre i pensionati di oggi a quelli di domani, come fanno Rutelli e Capezzone, è un falso. Dato che il problema «scalone» riguarda quelli che vanno in pensione con il vecchio sistema, il «retributivo», mentre i giovani di oggi - che hanno cominciato a lavorare dopo la riforma Dini del '95 - vanno con il «contributivo». Dunque, si stanno pagando già da sé la propria pensione, e semmai il vero nodo per loro è non tagliare i coefficienti di trasformazione. Guardiamo l'ultima indagine Cgil sui parasubordinati, quasi 900 mila nel nostro paese: non solo aumentano (+7% nel 2006), ma la loro media di età è di 36 anni. La maggior parte (ben il 48%) è situato tra i 31 e i 50 anni. Sono giovani? Il «salario» medio è sotto i 10 mila euro lordi l'anno, cioè al netto se va bene 600 al mese. Tanto che ieri la Cgil ha ribadito che, se si hanno a cuore i giovani, si deve parlare piuttosto di salari e nuove leggi, che rimettano al centro il tempo indeterminato, a pieni contributi: cioè almeno il «superamento» della legge 30, come ci è stato promesso nel programma dell'Unione. Senza contare che i precari sono almeno 3 milioni e mezzo, e altrettanti lavorano in nero. Se la soluzione è: teniamoci i cococò e i contratti-bidone, riunifichiamo solo i contributi, si spera che Cgil e sinistra radicale (ultimamente non troppo in sintonia) riescano a contrapporre una piattaforma più seria rispetto a quelle dei nuovi «giovani». |