La Fiat diserta il vertice in prefettura gli operai restano sul tetto della fabbrica
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Attendevano con ansia di scendere dal tetto e riabbracciare le loro famiglie, ma sono rimasti delusi. Si è risolto con un nulla di fatto per i tredici dipendenti della Delivery, da martedì in cima allo stabilimento della Fiat di Termini Imerese, il vertice di ieri mattina in prefettura: dagli uffici di via Cavour, invece della risoluzione tanto attesa dagli scioperanti, solo una relazione al ministero dello Sviluppo Economico.
«Siamo stanchi, speriamo che arrivino buone notizie dalla Prefettura» diceva Antonino Tarantino, uno dei tredici lavoratori che ancora resistono sul tetto, a poche ore dall´incontro di Palermo tra il prefetto Giancarlo Trevisone, le organizzazioni sindacali e i rappresentanti della Delivery, in programma ieri mattina per discutere delle sorti dei diciotto addetti alla pulizia dei cassoni licenziati a causa del mancato rinnovo del contratto. Le speranze però si sono scontrate con la realtà: Fiat ha disertato il vertice che si è concluso con l´impegno del prefetto di inviare al ministro dello Sviluppo Economico Claudio Scajola, una relazione che illustri in maniera dettagliata la situazione. «Invieremo immediatamente una lettera al ministro Scajola - fanno sapere dalla prefettura - nella quale, oltre a spiegare lo stato delle cose, chiederemo che il caso di questi 18 lavoratori venga vagliato nel vertice in programma al ministero il prossimo 29 gennaio». Delusi ma non troppo i sindacati. «L´incontro è andato come ci aspettavamo - ha spiegato Roberto Mastrosimone, della Fiom - non essendoci la Fiat, il prefetto non ha potuto far altro che prendere le nostre dichiarazioni e preparare un documento da inviare al ministro Scajola». Pone l´accento sull´assenza del Lingotto al tavolo delle trattative anche Vincenzo Comella, della Uilm: «Come temevamo - ha detto al termine dell´incontro - l´azienda non si è fatta vedere e questo ha tolto concretezza a questa giornata». Dura Monica Genovese, della Filcams: «Non vorrei che ai morti sul lavoro si debbano aggiungere anche dei martiri che protestano per un lavoro toltogli dall´oggi al domani». Sulla stessa linea anche Franco Martini, segretario nazionale della Filcams ieri in visita ai lavoratori sul tetto, che definisce i licenziamenti «inaccettabili» e che annuncia la richiesta di annullamento del provvedimento nel vertice romano di venerdì. Le più arrabbiate sono proprio le mogli e le famiglie dei lavoratori. Dopo una domenica trascorsa a guardare i propri cari attraverso le sbarre dei cancelli dello stabilimento, avendo contatti unicamente tramite cellulare, speravano di poter tornare a Termini con una buona notizia. Purtroppo, nulla è cambiato e gli operai della Delivery continueranno a rimanere sul tetto. Vincenza Mineo, moglie di Giacomo Lo Curcio: «Ho appena finito di parlare con mio marito - dice - in questo momento sta soffiando un vento terribile lassù e rischiano di cadere. Non possiamo continuare così: quello della Fiat è un vero e proprio attacco a Termini Imerese, qualcuno deve intervenire per aiutarci». Ancora più arrabbiata Rosalia Di Carlo: «Dire che siamo delusi è un eufemismo - racconta - avevamo tante speranze ma rimaniamo con un pugno di mosche, adesso andiamo tutti davanti ai cancelli della Fiat e rimaniamo lì fino a che non avremo notizie certe per i nostri mariti».