1/9/2004 ore: 11:33

La famiglia torna all’hard discount

Contenuti associati


        sezione: IN PRIMO PIANO

        data: 31 agosto 2004 - pag: 3
        La formula dei super-sconti: in un anno il giro d’affari del canale distributivo è cresciuto del 5,2%
        La famiglia torna all’hard discount
        ANDREA CARLI
        MILANO • Prezzi inferiori rispetto alla media di mercato, ottenuti mediante una politica di abbattimento dei costi (di impianto, di gestione e di servizio). È la formula magica con cui gli hard discount riescono a far breccia nel cuore dei consumatori. Una spesa media di 23,6 euro, il 20% in meno rispetto a quella di un ipermercato. Secondo l’Istat nel mese di giugno 2004 gli hard discount hanno registrato, assieme ai grandi magazzini, gli incrementi tendenziali delle vendite più elevati (+5,2 per cento). Una ricerca di Iha Italia afferma che il 40% delle famiglie italiane va a fare la spesa (almeno una volta ogni 15 giorni) nei negozi che hanno prodotti generalmente non di marca ma superscontati. Ma si è acceso anche l’interesse delle grandi imprese di marca, tant’é che su questi scaffali si possono trovare prodotti Ferrero, Unilever, Perfetti, Plada, Nestlé, Barilla, Procter & Gamble, Coca cola e Masterfood.

        Secondo ACNielsen i punti vendita sono passati dai 2.334 del 1999 ai 2.748 del 2003. Gli hard discount, a differenza dei soft, presentano un assortimento di prodotti limitato ma risultano estremamente convenienti.

        Tra i protagonisti del mercato italiano l’insegna EuroSpin, che è presente sul territorio nazionale con più di 500 punti vendita, ha un market share del 14,7% sul canale (fonte Gnla, gennaio 2004). Segue la Lidl Italia, che ha quattro magazzini di distribuzione sul territorio nazionale e una quota di mercato del 12,4%. In terza posizione la LD market (del gruppo Lombardini), con oltre 200 punti vendita concentrati nel Nord d’Italia e in Sardegna, una superficie totale di vendita pari a 96mila metri quadri, 1.300 collaboratori, un fatturato che nel 2003 si è attestato sui 455 milioni di euro e un market share del 9,1 per cento. Chiudono la classifica delle prime sei (con dimensioni minori) la Penny market (del colosso tedesco Rewe) con il 7,5%, In’s mercato (del gruppo italiano Pam) con il 7,3% e Dico (5,9 per cento). Secondo l’ACNielsen il panorama distributivo italiano rimane atipico: bassa concentrazione e forti barriere verso nuove aperture.

        «Nel 2004 il marchio Todis ha avuto una crescita superiore al 10%. Abbiamo previsto 20 nuovi punti vendita, che si andranno ad aggiungere agli 85 già esistenti» dice Carlo Ricci, ad di Iges Srl, controllata del gruppo Pac 2000A-Conad. Il fatturato pubblico dei discount Todis a luglio 2004 è stato di quasi 14,5 milioni, con una riduzione della percentuale di inflazione dello 0,7% su generi vari, deperibile e surgelati (che sommati rappresentano il 75% del fatturato). Ampia varietà di scelta per il consumatore che «può trovare non solo i prodotti tipici dei discount ma anche quelli di marca». Quanto alla qualità degli articoli sugli scaffali «siamo soliti elaborare ogni progetto assieme alle singole imprese produttrici e provvediamo noi stessi al controllo finale di qualità».

Close menu