La famiglia fa shopping nei centri specializzati
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Lunedí 19 Maggio 2003
CONSUMI NON ALIMENTARI -Il mercato vale 175 miliardi di euro e la fetta più consistente riguarda l’abbigliamento e le calzature
La famiglia fa shopping nei centri specializzati
In dieci anni sono raddoppiati i punti vendita di grandi dimensioni
Nel comparto dei beni non alimentari si infiamma la sfida tra i
colossi delle cosiddette "superfici specializzate", come sottolinea un’indagine curata da Tradelab per Indicod e che verrà presentata domani in un convegno a Milano.
I consumi commercializzati relativi alla famiglia si attestano oltre quota 303 miliardi di euro — sottolinea l’indagine — e il settore non alimentare nel suo complesso vale all’incirca 175 miliardi.
La fetta più consistente (40,3%) è relativa all’abbigliamento e alle calzature, cui si aggiungono mobili e beni durevoli per la casa (23,6%), seguiti dal macrocomparto della cultura (12,1%).
La dinamica. Tra il 1991 e il 2002 — sottolinea l’indagine Tradelab per Indicod —è stata registrata una riduzione complessiva del commercio tradizionale non alimentare pari a un tasso medio
annuo stimato intorno al 2 per cento. A fronte di questa dinamica negativa si è assistito allo sviluppo dei punti vendita specializzati
di maggiori dimensioni, cresciuti con un tasso medio annuo pari al 3 per cento. In particolare, questo sviluppo si accentua nella seconda
parte degli anni 90, sia con riferimento alla componente specializzata sia a quella despecializzata non alimentare, a cui si aggiunge uno
sviluppo significativo delle grandi superfici a prevalenza alimentare.
Attualmente si contano 19.107 punti vendita specializzati non-food di dimensioni medio-grandi a fronte dei 13.798 censiti a fine 1991.
L’evoluzione più marcata è stata rilevata per le superfici di maggiori dimensioni, passate da quota 1.167 del 1991 a 2.486 a fine 2002. In pratica sono più che raddoppiate.
La maggior concentrazione di grandi superfici (per 100mila abitanti) è stata rilevata in Trentino-Alto Adige, seguito dalla Valle d’Aosta e
dal Friuli-Venezia Giulia.
La maggior parte delle grandi strutture di vendita specializzate opera nel campo dell’abbigliamento (27%). Seguono mobili e articoli
per la casa (19%) e bricolage (15%). Più staccati comparti come articoli sportivi, calzature ed elettronica di consumo (6-7%);
chiudono libri e dischi e la profumeria (4-5%).
Profumi a iosa. In termini assoluti — si legge nel rapporto — la maggior presenza di grandi superfici specializzate riguarda il comparto
dell’abbigliamento e accessori (748 unità). Seguono il mobile
e gli articoli per la casa (515), il bricolage (403), l’elettronica di consumo (254), gli articoli sportivi (133), i libri e i dischi (106).
L’indagine sottolinea poi che, a fronte di un tasso di crescita complessivo dei punti vendita pari al 38,5% nel periodo 1991-2002, i
comparti merceologici che hanno fatto registrare gli incrementi
più significativi sono stati quelli della profumeria (+124%) e degli articoli sportivi (+105%), mentre un incremento inferiore
alla media si è verificato nel comparto dei mobili (+25%).
I mercatoni. Non mancano al riguardo i fenomeni distributivi
tipici dell’Italia. Nel 2002 — prosegue il rapporto Indicod — si contavano complessivamente 163 mercatoni: si tratta di una formula
distributiva non alimentare che si è sviluppata in Italia soprattutto negli anni 90 e che offre un ampio assortimento di categorie di
prodotti a prezzi competitivi per il consumatore.
Le cinque principali catene che operano nel Paese (nell’ordine: Mercatone Uno, Mercatone Dodici, Emmezeta, Gran Casa ed Emmelunga) rappresentano la quasi totalità dei punti vendita esistenti
(155). Nel caso di Mercatone Uno — catena leader del mercato —i comparti dei mobili (inclusi gli articoli per la casa) e degli elettrodomestici rappresentano oltre i tre quarti del fatturato.
L’industria guarda con grande attenzione all’evoluzione delle reti di vendita, che fanno leva su grandi superfici specializzate, destinate
a diventare — secondo il rapporto Indicod — il punto di riferimento per il mercato con tre diverse articolazioni strategiche: le grandissime
superfici extraurbane con un forte orientamento ai prodotti durevoli e a bassa frequenza di acquisto; le medie superfici insediate in aree urbane
dense o in centri commerciali con un orientamento ai beni semidurevoli e a media frequenza di acquisto; le versioni discount focalizzate sulla
convenienza.
Gli ipermercati. Infine gli ipermercati — sottolinea ancora il rapporto —acquisiranno una crescente presenza in molte merceologie (bricolage, cultura e intrattenimento, tessile casa, articoli sportivi,
profumeria, abbigliamento), proposte in alcuni casi come vere e proprie aree di eccellenza per strategie di differenziazione delle insegne.
E nei prossimi anni aumenterà anche l’internazionalizzazione
dei maggiori gruppi, un processo che sarà più rapido e consistente di quello già in corso nella grande distribuzione alimentare.
VINCENZO CHIERCHIA