3/12/2003 ore: 11:03

La destra non sopporta il diritto di sciopero

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03.12.2003
La destra non sopporta il diritto di sciopero
Sacconi: il delitto non deve pagare. Schedature per chi protesta, nuove sanzioni in arrivo
di Giampiero Rossi

MILANO Come se niente fosse. Ieri i mezzi pubblici hanno ripreso, come preannunciato, a circolare regolarmente e i milanesi li hanno usati come al solito, senza neanche inscenare proteste o siparietti con i singoli conducenti Atm. Qualche borbottio, ma niente di più. L’hanno vista più brutta lunedì sera alcuni delegati della Filt Cgil, quando nei depositi in rivolta è arrivata la notizia della precettazione e la tensione è sfociata in qualche spintone e urla minacciose nei confronti di chi, per tutta la giornata, ha cercato
di ricondurre i colleghi nell’alveo delle regole.
Ma il giorno dopo a surriscaldare il clima ci pensa la politica.
O meglio, il centrodestra che manda a dire che è tempo di inasprire la legge sul diritto di sciopero, versando così nuova benzina sul fuoco. «Il delitto non deve pagare», è il sobrio esordio del sottosegretario ai trasporti Maurizio Sacconi, lo stesso che 24 ore
prima aveva suggerito una sorta di schedatura degli scioperanti.
E, riferendosi all’esasperazione affiorata con la durissima agitazione
di lunedì, aggiunge dall’alto della sua scrivania ministeriale: «Non stiamo parlando di lavoratori che hanno perso il posto, né di lavoratori che hanno tra i contratti peggiori nel nostro paese».
Morale: accettino quei 12 euro dopo due anni e dopo un accordo
che ne prevedeva 106 e ringrazino. Dopo di lui parla il viceministro
ai trasporti Mario Tassone, che dà praticamente per scontato che la legge sugli scioperi verrà riscritta secondo “nuove” logiche: «Sono certo che i colleghi che sono al governo stanno già predisponendo tutte le iniziative possibili».
A questo punto interviene il ministro del Welfare Roberto Maroni
che prima dice «non credo siano necessarie modifiche alla legge sugli scioperi ed un inasprimento delle sanzioni», ma poi fa Ponzio Pilato e precisa: «Comunque già domani aspetto che il presidente della commissione di garanzia mi informi sulle conclusioni cui sono giunti. Non escludo che si possa intervenire sul piano legislativo».
Da sinistra, invece, arrivano inviti a restituire democrazia e lealtà alle
relazioni sindacali: «Come si chiede a chi dirige le lotte sindacali di farlo con equilibrio senza provocare inutili danni ai cittadini, bisogna chiedere a chi dirige le aziende di firmare i contratti perché i contratti si firmano - sottolinea il segretario dei Ds, Piero Fassino - non può essere ignorato che quello che è accaduto a Milano, che è grave e che io ho stigmatizzato, è anche il frutto di una esasperazione per una vicenda contrattuale che va avanti da oltre due anni».
E il segretario nazionale della Cgil Gian Paolo Patta chiede invece modifiche legislative di direzione opposta a quelle invocate dal centrodestra: «Occorre rivedere la legge sugli scioperi che, endendo pressoché impossibile un normale confronto conflittuale e rendendo innocuo l'esercizio del diritto di sciopero, può portare a una situazione di esasperazione incontrollata e incontrollabile».
Da Milano, nel frattempo arrivano segnali di tregua armata. Al termine dell’incontro con i sindacati, sia il prefetto Bruno Ferrante sia il direttore generale dell’Atm Roberto Massetti lasciano intravedere la possibilità di una soluzione dello scontro. Tutto è rinviato all’incontro di giovedì a Roma. Quello che è accaduto lunedì «non si ripeterà più», garantiscono tutti. Ma nessuno si nasconde che non sarà facile che dal tavolo del 4 dicembre salti fuori la soluzione che non si trova da due anni. «Di sicuro non possono utilizzare anche questo incontro per fare passerella e basta», commenta severo Franco Fedele della Filt Cgil della Lombardia. Anche perché questa eventualità implica con ogni probabilità un nuovo sciopero: secondo le regole, giurano i sindacati, ma nei depositi dell’Atm la rabbia e la tensione restano alte, quindi non si può quindi scommettere su come andranno le cose. Ieri nei depositi, da via Leoncavallo a Palmanova, da Molise a Baggio, tutti i lavoratori si sono presentati in perfetto orario.
Non solo: vi è l'intenzione diffusa - riferiscono i rappresentanti sindacali dei 4.000 lavoratori dell'Atm di Milano - di chiedere scusa alla popolazione. Ma senza cedere di un millimetro sulle ragioni che hanno portato alla protesta. Ma nel frattempo la commissione
di garanzia ha già ascoltato i sindacati sui fatti di lunedì e oggi
toccherà alla procura della repubblica decidere se aprire un fascicolo giudiziario.




 

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