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La concertazione divide il governo
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GIOVEDÌ 3 GIUGNO 2004 |
Pagina 34 - Economia |
Follini: non lasciare Fazio e Montezemolo all´opposizione. Oggi confronto sul pubblico impiego La concertazione divide il governo No di Maroni, Fini apre al dialogo ROMA - La linea della concertazione portata avanti dall´asse Fazio-Montezemolo, con piena soddisfazione di Cgil, Cisl e Uil, divide il governo. Dice sì il vicepresidente del Consiglio, Gianfranco Fini, che tuttavia preferisce parlare di «dialogo sociale». Dice no il ministro del Welfare, Roberto Maroni, il quale - dopo gli interventi di Montezemolo e di Fazio, definiti «le facce nuove delle solite consorterie» - prevede per i prossimi mesi «una spinta forte verso forme dannose di neoconsociativismo che vanno sotto il nome della rinascente concertazione». Maroni respinge anche l´invito dell´Udc di Follini a non «lasciare» Fazio e Montezemolo all´opposizione: «La Lega respinge la linea neocentralista» e «non è disponibile a soluzioni di Palazzo». Maroni è preoccupato che da un eventuale tavolo possano essere escluse Confcommercio, Confartigianato e le associazioni degli agricoltori. Per evitare questa eventualità nei prossimi giorni incontrerà il presidente della Confcommercio, Sergio Billè, e i rappresentanti delle altre associazioni. «Un discorso lungo e per certi versi deludente», così Maroni aveva definito la relazione di Montezemolo all´assemblea della Confindustria. «Ha fatto bene a rilanciare il dialogo con le parti sociali», dice invece Fini, che plaude a Montezemolo («l´uomo è all´altezza dell´impegno in Fiat e mi piace il suo motto "comprate italiano"») e - a dimostrazione dei dissidi interni al governo - auspica che «questa posizione venga assunta da tutto l´esecutivo». Fini e Maroni sono divisi anche sul rinnovo dei contratti del pubblico impiego. Oggi - mentre a Livorno si apre il congresso straordinario della Fiom-Cgil - è previsto infatti un incontro a Palazzo Chigi con i sindacati del settore pubblico. «Meglio farlo slittare a dopo le elezioni», dice Maroni, che dice di temere «concessioni elettorali ai dipendenti pubblici». Fini è disponibile all´incontro (fu lui d´altronde, a sbloccare i rinnovi precedenti), anche se avverte: «Le richieste sono eccessive». I sindacati chiedono un aumento dell´8 per cento, contro un´offerta del governo pari al 3,6 per cento. Il ministro della Funzione pubblica, Luigi Mazzella, è possibilista: «Anche se le posizioni sono distanti, l´inizio di una trattativa è sempre un segnale positivo». Mazzella ricorda la chiusura del contratto delle forze di sicurezza a quota 4,7 per cento. «Questo non significa che tale cifra sia un parametro da portare al tavolo, ma dice che nel corso di ogni trattativa si possono raggiungere situazioni di mezzo ampiamente soddisfacenti per entrambe le parti». «Ciò che è eccessivo è il taglio del potere d´acquisto delle retribuzioni, le nostre rischieste rispecchiano i diritti dei lavoratori», dice Carlo Podda, Fp-Cgil, a Fini. E Nino Sorgi, segretario Fps-Cisl: «Se facciamo i proclami prima, iniziamo male». Antonio Foccillo, Uil Funzione pubblica, risponde invece a Maroni: «Di che parla? Abbiamo sempre rinnovato i contratti secondo i canoni dell´accordo del ´93. Quindi non ci sono mai state mance elettorali». (r.d.g.) |