La Cisl fischia Tremonti e D’Amato
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economia e lavoro |
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sabato 22 novembre 2003
La Cisl fischia Tremonti e D’Amato di Bianca Di Giovanni
ROMA Entra nell’«arena» dell’assemblea Cisl e lo investe una «salve» di fischi. Per Giulio Tremonti sono secondi lunghissimi. Poi Savino Pezzotta, al suo fianco, guadagna il microfono e gli dà il benvenuto, obbligando la platea ad aggiustare il tiro. I delegati cislini obbediscono al loro leader, e stemperano la protesta in un lungo applauso. Ma il «tema» fischi resta nell’aria. Dopo il discorso del ministro (che si è sottratto al dibattito per eseguire il solito assolo sull’Europa delle regole anche sulle galline, la Cina senza nessuna regola, e l’invincibile America ) entrano in scena i relatori del dibattito e anche su Antonio D’Amato, presidente Confindustria, si scatenano i «sibili» dei dissidenti, mentre un caldo saluto accoglie sia Enrico Letta (Margherita), sia Corrado Passera, amministratore delegato di Banca Intesa. A questo punto scatta l’altrettanto solita litania ormai in voga in quest’Italia del pensiero unico: contestare sì, ma quando si invitano degli ospiti meglio farlo con moderazione. Insomma, dissentire non sta poi tanto bene. Applausone finale. Certo, dopo le mosse a dir poco azzardate sulle pensioni (Tremonti ha addirittura adombrato la fiducia sull’emendamento di cui i sindacati chiedono il ritiro) quei fischi sono forse il minimo che il ministro si aspetta. Si capisce quando ammicca alla platea: «Confido nell’ospitalità». Poi, quando avverte con tono diplomatico, quasi timoroso, per nulla aggressivo che «sarebbe stato comunque impossibile non fare la riforma. Illusorio e irresponsabile, considerando che abbiamo il terzo debito pubblico del mondo». A quel punto niente fischi, ma un silenzio glaciale. Ma sul fronte previdenziale il ministro si riserva un asso nella manica. Davanti alle telecamere, lontano dai delegati, annuncia una sorpresa natalizia per i pensionati: «le tredicesime saranno più pesanti», grazie all’applicazione del primo modulo della riforma avviato in ritardo «per ragioni tecniche». In sostanza secondo i numeri del Tesoro il prelievo fiscale sulla tredicesima mensilità risulterebbe più leggero del previsto: dunque assegni più pesanti per i pensionati, anche se resta ancora poco chiara la quantità degli aumenti. Per gli addetti ai lavori la notizia resta oscura: la riforma è stata applicata subito sulla base di 13 mensilità. Non ci sono novità. Un’indiscrezione rivela un altro scenario: l’Inps non avrebbe calcolato in modo completamente corretto il prelievo. Con le tredicesime si coglierà l’occasione per restituire il dovuto con un conguaglio. Altra spiegazione. «Con il computo sui 13 mesi e non sui 12 come avveniva prima il prelievo sulla tredicesima è inferiore –aggiunge Beniamino Lapadula (Cgil) - ma soltanto perché i pensionati hanno già pagato le tasse negli altri 12 mesi. Non c’è un aumento». Restiamo comunque nell’ambito delle ipotesi. A questo punto si spera che il Tesoro renda pubblici e trasparenti i numeri annunciati. Almeno per rispondere a Pezzotta, che sull’argomento si è limitato a dire: «Vedremo se saranno più pesanti». Come Tremonti, anche gli altri partecipanti al dibattito nella grande sala dell’Eur ricalcano sentieri già battuti. Il leader cislino ribadisce la sua totale contrarietà ad una riforma delle pensioni «che non funziona, che è strutturalmente sbagliata», che dovrà essere cambiata tra pochi anni. «Spero che il Parlamento abbia buon senso e la modifichi», aggiunge il segretario. Ma Pezzotta va oltre. Denuncia la distruzione delle relazioni sindacali, e affonda: «Peccato che per certi annunci si scelga la televisione, invece che il confronto con il sindacato». Quanto a D’Amato, che prosegue con il suo devastante aut-aut o condono o pensioni (meglio: senza pensioni il condono), accusando il sindacato di aver accettato la sanatoria edilizia pur di non toccare la previdenza, il leader Cisl ribatte: «Ci siamo opposti ai condoni non è che non abbiamo detto niente. È che tante volte non ci lasciano dire niente». Piace ai cislini Passera quando dice «Guai a pensare che il Welfare sia una zavorra» conquistando un applauso fragoroso. Piace ai cislini Enrico letta quando denuncia che per la prima volta la Finanziaria viene sottoposta alla fiducia.
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