La Cgil verso il congresso Epifani: «Dividersi è un regalo che non andava concesso»
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«Andare al congresso della Cgil con due mozioni contrapposte è una scelta sbagliata, perchè non ci si presenta divisi davanti ai lavoratori in un momento di crisi». Guglielmo Epifani illustra a Milano la mozione «I diritti e il lavoro oltre la crisi», che porterà al sedicesimo congresso della Cgil, in programma a Rimini dall’otto al cinque maggio. Lo fa puntando il dito contro chi, pochi giorni fa, ha ufficializzato il documento «La Cgil che vogliamo», che arriverà al congresso a firma - tra gli altri - di Gianni Rinaldini (Fiom), Giorgio Cremaschi (Fiom), Domenico Moccia
(Fisac), Carlo Podda(Fp) e Nicoletta Rocchi (segretaria confederale).
«Non avrei mai pensato che ci presentassimo con due mozioni – ha detto Epifani alla platea del Teatro Nuovo - in piena crisi, con la cassa integrazione. Cosa racconti alle persone? Ho tentato fino alla fine di evitare questo approdo, ma mi sono trovato di fronte al fatto che era una scelta predefinita, già decisa e questo mi dispiace». Il segretario generale della Cgil, accompagnato da quello della Camera del Lavoro di Milano, Onorio Rosati, e dal segretario lombardo, Nino Baseotto, ha spiegato di ritenere la mozione di minoranza sbagliata per le circostanze in cui il sindacato affronta il congresso e per i modi in cui è stata presentata. Rispetto al primo punto, Epifani ritiene infatti che la crisi imponga alla Cgil «di stare in campo unita». In questo momento, dice, «nelle fabbriche abbiamo altri problemi, non si può andare davanti ai lavoratori a dividersi». Per quanto riguarda invece l’origine del documento alternativo, il
leader di Corso Italia ha spiegato che la divisione in seno al sindacato nasce dall’alto, da una parte del gruppo dirigente. «Fino all’altro giorno - ha argomentato a questo proposito - nei direttivi abbiamo votato tutto all’unanimità. Ora, invece, arriva la mozione in cui si dice che la Cgil ha sbagliato tutto». Un modo di fare che non va: «Perché se c’erano delle divergenze bisognava votare diversamente allora, per arrivare uniti al congresso».
Il numero uno del sindacato ha quindi sottolineato alcune delle differenze tra le due posizioni. Già dal titolo, «La Cgil che vogliamo», la mozione alternativa per Epifani «non va bene: Perchè non possiamo fare un congresso in cui noi siamo soggetto e oggetto. Dobbiamo parlare di quello che c’è fuori da noi, dei problemi delle persone. È una proposta che guarda al passato ». Ma la differenza sostanziale, ha aggiunto, sta nell’idea di confederalità: «Noi ci muoviamo nel solco della tradizione, siamo una confederazione che fa dell’unità la propria identità. La loro idea di confederalità basata sulla forza di alcuni grandi sindacati di categoria che dettano la linea». Il nostro è un documento che «parla al Paese», ha concluso Epifani. Un «progetto alternativo a quello messo in campo dalle forze di governo, capace di guidare il cambiamento », per dirla con Nino Baseotto, segretario della Cgil in Lombardia.