La Cgil: piano triennale da 900 mila posti di lavoro
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Se è vero che si entra in quella che già chiamano «ripresa senza occupazione», il lavoro diventa «la priorità delle priorità». Per questo Guglielmo Epifani lancia al governo la proposta di un «piano straordinario» triennale per favorire la nuova occupazione fatto di stimoli fiscali, allentamenti del patto di stabilità, sblocco del turnover nella pubblica amministrazione. Ma il sedicesimo congresso della Cgil debutta a Rimini anche con l’apertura, altrettanto importante, del suo segretario generale agli altri due sindacati confederali, Cisl e Uil, per tentare il recupero di un’unità che sembra utopia: «Proviamo a chiedere a tutti, a partire da noi, di discutere e condividere un percorso che freni la completa lacerazione dei rapporti e dica su quali terreni ricostruire un percorso di lavoro comune».
Per un Epifani che ce la mette tutta a tendere la mano, c’è una fetta della platea che non vede l’ora di mandar tutti a quel paese. Succede così che Raffaele Bonanni (leader Cisl) e Luigi Angeletti (Uil) vengono ricoperti di fischi e «buu». Si replica quando viene annunciata la presenza in sala - alla prima volta in un’assise del sindacato rosso - del presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia. Ma a colpire il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, raggiunto anche lui da fischi - come il collega di governo Gianni Letta e la presidente della Regione Lazio Renata Polverini -, è la contestazione ai cugini confederali: «Strana Cgil quella che riserva una standing ovation a un vecchio democristiano come Oscar Luigi Scalfaro e fischia soprattutto i segretari generali di Cisl e Uil», dice. Applausi tiepidi per Pierluigi Bersani, segretario Pd, e per l’Idv Antonio di Pietro: qui la star si chiama Nichi Vendola.
Epifani avverte il governo che su quella che chiama «la controriforma dei diritti» (un esempio è la «forzatura» sull’arbitrato) non staranno a guardare, sono pronti a «mobilitarci e scioperare». Ma al governo illustra anche il piano straordinario triennale per il lavoro e le sue tre mosse. Gli stimoli fiscali «agli investimenti in ricerca, innovazione e formazione» che possono portare fino a 300 mila posti di lavoro; un allentamento del patto di stabilità degli Enti locali (un piano di micro-opere infrastrutturali «aggiungerebbe 150 mila posti»), anche per la riconversione ecosostenibile (70 mila nuovi posti); la riapertura del turn over «nella scuola, nell’università e nelle pubbliche amministrazioni» (fino a 400 mila posti).
«Una sorta di via greca al socialismo e all’instabilità», ironizza Sacconi. «No, noi vogliamo evitare la Grecia e le grecie», gli risponde Epifani. Una manovra del genere, assicura, «abbasserebbe i tassi reali di disoccupazione dal 10% del quarto trimestre 2010 al 7,5% dello stesso periodo del 2013».
A Epifani arriva subito il no di Marcegaglia allo sblocco del turnover. La leader degli industriali concorda però sulla necessità, ad esempio, di una «riduzione del carico fiscale su lavoratori e imprese». E apprezza le aperture del leader Cgil sulla volontà, dice Epifani, di «lavorare per riconquistare un modello condiviso» della contrattazione. «Se si tratta di qualche piccolo cambiamento e di ritrovare una posizione di insieme nella riforma dell’assetto contrattuale noi siamo disponibili - è la riposta della Marcegaglia -. Ovviamente non siamo disponibili a uno stravolgimento».
Ieri sul sito del Corriere.it fra i commenti dei lettori al congresso della Cgil è apparso questo: «Per quanto riguarda lei, caro ministro, meriterebbe la fine che ha fatto Marco Biagi», il giuslavorista ucciso nel 2002 dalle nuove Br. Il messaggio, firmato da un anonimo «Centauro», ha superato i filtri del sito del Corriere che lo ha presto cancellato pubblicando poi le scuse della direzione.