24/9/2010 ore: 11:19

La Cgil: dipendente malata perde il lavoro - Supermercato Vivo, vertenza tra il sindacato e l’azienda veneta

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La vicenda
TRENTO — «Comportamento eticamente scorretto e uso strumentale delle condizioni di salute del lavoratore». Con queste motivazioni la Filcams Cgil ha impugnato la lettera di licenziamento recapitata lo scorso agosto dal supermercato «Vivo» di Borgo Sacco (Rovereto) ad una propria dipendente costretta a casa per gravi motivi di salute. Mentre il sindacato denuncia l’illegittimità del provvedimento tanto da portarlo al tavolo della commissione lavoro convocato per il prossimo 12 ottobre, l’azienda fa sapere di aver agito nel rispetto delle norme previste dal contratto nazionale di lavoro.
La questione è complessa. La donna— cinquattaquattro anni, cittadina italiana di origini sudamericane e alle dipendenze del supermercato della località roveretana dal 2003 — dal 13 febbraio di quest’anno è stata costretta ad assentarsi dal lavoro a causa di una patologia oncologica diagnosticatale poi nel mese di marzo. Stando al sindacato, per evitare di chiedere un permesso di malattia la donna avrebbe chiesto all’azienda di usufruire degli oltre tre mesi e mezzo di ferie e giorni di permesso arretrati maturati nel corso degli anni. Richiesta che la Brendolan Alimentari, gruppo veneto con sede a Villadose (Rovigo), avrebbe negato scatenando la reazione del sindacato. «Siamo davanti a una decisione inaccettabile — attacca il segretario generale della Filcams Cgil Ezio Casagranda— che nega alla lavoratrice il diritto di curarsi prima e quello di farlo usufruendo dei giorni cumulati in anni di dedizione al lavoro e che per contratto l’azienda è tenuta a concedere». Proprio su questo aspetto di poggia l’accusa mossa dal sindacato alla controparte e su cui il prossimo 12 ottobre il servizio lavoro provinciale sarà chiamato ad esprimersi. «È l’ultimo tentativo di conciliazione prima di procedere di fatto alle vie legali — spiega ancora Casagranda — nei confronti di una controparte che non ha mai dimostrato la volontà vera di affrontare la situazione sfruttando la patologia del lavoratore per trarre profitto».
«Tutto in regola»

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