4/7/2006 ore: 11:26
La Cgil alla prova giovani
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ECONOMIA ITALIANA - Pagina 11 In cinque anni raddoppiati gli iscritti tra gli atipici - Epifani conferma la segreteria uscente Nell'anno del centenario, il monito ? chiaro, la strada sembrerebbe anche, i primi passi forse lo sono meno. Sulla priorit? del rinnovamento, il numero uno di Corso Italia ? tornato pochissimi giorni fa (il 27 giugno) in occasione del direttivo che ha assegnato gli incarichi all'interno della segreteria generale. Epifani, deludendo forse quanti si aspettavano un'apertura ai riformisti pi? decisa dopo Rimini, ha confermato dieci dei precedenti dodici segretari, i due rimasti fuori lo sono perch? hanno lasciato il sindacato per la politica. Poche novit?, dunque, con l'unica eccezione di uno scambio di incarichi tra Mauro Guzzonato che si occupa dei "Settori produttivi, piccola, media e grande impresa, artigianato, agricoltura" e Carla Cantone che gestir? le "Politiche organizzative, di insediamento, finanziarie e amministrative" Al vertice della Cgil resta, pertanto, la vecchia guardia ma con l'impegno ad avviare il processo di rinnovamento: ovvero aprire di pi? ai giovani, alle donne, agli immigrati e soprattutto a una classe dirigente under 50. Una questione non questione secondo un "grande vecchio" del sindacato Bruno Trentin per il quale ?il problema non ? cambiare una segreteria, che peraltro non ha una vita lunga, ma cambiare il sindacato alla base?. Espressamente nessuno parla di date, o di tempi, ma la prima fase di questo ricambio dovrebbe coincidere, tra un paio d'anni, con l'uscita dalla segreteria di Carla Cantone e Paolo Nerozzi a cui scadr? il mandato. ?La priorit? - dice proprio Carla Cantone - ? il rinnovamento a tutti i livelli. Questo vuol dire fare una politica dei quadri che premi i giovani, le donne. ? stato uno dei temi del congresso, sar? uno dei temi forti della conferenza di organizzazione che faremo forse il prossimo anno?. Il tema sembra essere tutt'altro che un problema di poltrone ma riguarda piuttosto le scelte strategiche e l'agenda del primo sindacato d'Italia. Sul tavolo c'? un mercato del lavoro che, ? vero, invecchia sempre di pi? ma che vede comunque la presenza di un milione circa di collaboratori e di oltre 300mila interinali. Uno sforzo la Cgil lo ha fatto cercando di rafforzare al suo interno il ruolo di Nidil, la categoria che raggruppa le nuove identit? di lavoro, tuttavia resta tutta da delineare la conciliazione tra queste nuove istanze e posizioni di arroccamento, ad esempio, di una certa parte della Fiom. Una questione per la verit? pi? di prospettiva perch? al momento i numeri del tesseramento, nel complesso, continuano a premiare il maggiore tra i tre sindacati confederali: 5.542.677 iscritti nel 2005 contro i 5.522.557 dell'anno precedente e soprattutto i 5.199.723 del 1997. Ma ? significativo soprattutto l'aumento negli ultimi quattro anni dei lavoratori attivi (+200.371) rispetto ai pensionati (+63.090), per quanto sul totale questi ultimi restino maggioritari. Ma non solo: il tesseramento ha valorizzato tra le categorie, in particolare, proprio la Nidil (Nuove identit? di lavoro) che in cinque ha pi? che raddoppiato gli iscritti passando dai 9.024 iscritti del 2000 ai 22.320 del 2005. Tuttavia secondo il 64,6% dei giovani ?il sindacato italiano resta piuttosto chiuso al rinnovamento?. Inevitabile allora non prendere atto che esiste un rischio scollamento tra l'evoluzione del mercato, le esigenze dei lavoratori e le scelte del sindacato. Lo segnala una ricerca dal titolo ?Giovani, lavoro, sindacato?, realizzata dall'Ires Cgil su un campione rappresentativo di 1.700 lavoratori, che sar? presentato domani. E cos? per il 24% di loro il sindacato ? lontano perch? ?l'organizzazione ? ingessata e burocratica?, per il 23,3% perch? ci sono ?pochi giovani nei livelli di responsabilit?, per il 17,3% perch? ?ha uno scarso contatto con i lavoratori atipici?. Solo il 13,6% ritiene che il sindacato rappresenti bene anche i giovani. Dinanzi a un'analisi di questo tipo Agostino Megale, presidente dell'Ires Cgil non ha dubbi nel dire che ?tocca a noi promuovere il ricambio: a differenza del passato infatti questa generazione non arriva al sindacato spontaneamente. Ecco perch? dobbiamo essere noi cinquantenni a preparare il ricambio, l'ingresso di una nuova classe dirigente?. Un atteggiamento critico spiegato in parte dal fatto che secondo un giovane su due il sindacato difensore pi? degli anziani che delle nuove generazioni. Anche tra gli stessi iscritti la quota dei critici ? piuttosto consistente: 40 per cento. Questo spiega anche perch? tra i giovanissimi (17-24 anni) solo il 22.9% ha preso una tessera del sindacato, mentre la percentuale sale al 50% tra i 25 e i 40 anni, fino a toccare il tetto del 73,6% per gli over 40. ? inoltre la stabilit? - cos? come emerge dalla ricerca - a favorire l'iscrizione. In mancanza di un lavoro sicuro ? come se la capacit? attrattiva del sindacato non esistesse. La conferma? Il 22% dei giovani tra i 17 e i 32 non si iscrive al sindacato perch? teme ritorsioni. ?Oggi - spiega Bruno Trentin - non abbiamo pi? a che fare non dico con una classe ma neanche con un gruppo di lavoratori compatti, piuttosto con singole persone che hanno bisohni individuali. Non esiste pi? l'appartenenza al contratto o alla fabbrica. In questo contesto ? inevitabile che il sindacato venga percepito come un soggetto estraneo?. Di consequenza per riconquistare un ruolo ?bisogna ripartire - dice Trentin - dal territorio, recuperare la centralit? delle Camere del lavoro e individuare nella formazione il canale per soddisfare questi bisohni individuali?. |