La Bonaparte hotel si rifà il «look»
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Al via il rilancio: un nuovo nome (diventerà Una) e cinque aperture in tre anni
 La Bonaparte hotel si rifà il «look» C.Fo.
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MILANO - Creatività ed espansione. Dopo il passaggio da Fin.part al gruppo toscano Fusi, formalizzato lo scorso novembre, la catena Bonaparte hotel cambia nome ( si chiamerà Una hotels e resorts), rivvova il brand e prepara l'aoertura di cinque nuove strutture in altrettante città. Sugli otto alberghi a quattro stelle (% a Milano, uno a Bergamo, Brescia e Lodi) e nelle mille camere del gruppo il nome Bonaparte sarà sostituito da Una, cui sarà abbinato un nuovo logo: tre scudi di colore verde, contraddistinti da un sgno araldico. Per rinnovare il brand il gruppo ha investito una cifra intorno ai tre miliardi che include la creazione di uno spot e di una colonna sonora, una partnership con l'Istituto superiore di design, una campagna pubblicitaria nei cinema e attraverso affissioni e una curiosa novità: i dipendenti non vestiranno più divise ma abiti disegnati da una costumista teatrale. Quaranta, invece, i miliardi che il gruppo investirà tra il 2001 e il 2008 per la valorizzazione degli immobili, puntando sulla cura degli arredi e degli accessori, all'insegna di creatività e innovazione del design. Molti di più - anche se Elena Davis, direttore generale del gruppo, non comunica cifre - i miliardi che saranno spesi per il piano di sviluppo della catena. «Nei prossimi tre anni apriremo a Bologna, Firenze, Roma, Napoli e Catania, con l'obiettivo di arrivare a 2mila camere. Niente estero, per ora, mentre in futuro potremmo valutare la soluzione franchising. Ma con opportuni correttivi a un sistema che fino a oggi nel settore alberghiero non ha avuto grande successo». Fin qui gli obiettivi. Quanto ai risultati, Elena David scorre i dati del bilancio 2000 sottolineando che il peggio, nella storia dell'ex Bonaparte hotel, è ormau passato. «Il gruppo Fusi rilevò la catena Fin.part per 299 miliardi, ereditando una situazione finanziaria molto pesante». L'ultimo esercizio si è chiuso con 60,9 miliardi di ricavi, escludendo i 10 miliardi dell'albergo scozzese Airth Castle, ceduto nei primi mesi del 2001. L'utile netto è stato invece di 29,7 miliardi. Il tasso di occupazione delle camere ha raggiunto il 78% con un incremento di 5 punti precentuali rispetto al '99, mentre il ricavo medio per camera disponibile è stato di 147mila lire, con una crescita del 20 per cento. «Il nostro giro d'affari è legato quasi esclusivamente alla clientela business - spiega Elena Davis - ma vogliamo ospitarla in ogni occasione, d'affari o di relax. In quest'ottica arricchiremo la nostra offerta con due resort in costruzione in Toscana». Domenica 08 Luglio 2001
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