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marted? 20 giugno 2006
SINDACALIA. DALLA CGIL AI MOVIMENTI CONTRO LA PRECARIET?
Di Ettore Colombo
L’izquierda si organizza, Epifani per ora lascia fare
Un nuovo appello per un nuovo movimento, quello che vuole dire ?Stop alla precariet?, ora?, sta circolando e mettendo in fibrillazione casa Cgil. Primi firmatari pezzi da novanta del sindacato di corso d’Italia, in testa a tutti il segretario della Fiom Gianni Rinaldini, quello della Funzione Pubblica Carlo Podda, quello dei lavoratori della conoscenza (Flc) Enrico Panini. Firme che pesano e che si aggiungono a tutta l’area dei Cobas e Sincobas (Bernocchi e Muhlbauer), di praticamente tutta Rifondazione comunista, e di molti movimenti e gruppi no global e pacifisti, da Attac all’Arci, da Libera ai Beati costruttori di pace, dal manifesto a Carta. Senza dire che c’?, tra i firmatari, anche un bel pezzo del correntone e della sinistra ds, che finisce cos? “a braccetto” con i centri sociali e l’area antagonista, epicentro la Fiom e, appunto, la sinistra Cgil.
Prove generali di “partito del lavoro”, quello che dovrebbe - prima o poi - nascere dalle ceneri di Rifondazione (e dello scioglimento dei Ds nel partito democratico) grazie a contenitori, per ora, ?deboli? come Uniti a sinistra, l’area filo Prc cui ha dato vita Folena e a cui guardano con attenzione Fiom, Funzione pubblica e diversi segretari confederali, a partire da Paolo Nerozzi. Ma se lo sbocco politico per ora ? ancora di l? da venire, quello sindacale mette in fibrillazione molti. L’ultra-radical segretario nazionale della Fiom Giorgio Cremaschi, per dire, che proprio dalle colonne del Riformista aveva annunciato l’avvio di una ?grande stagione di lotte contro la precariet? deve subite un primo, parziale, stop: l’8 luglio, giorno clou dell’iniziativa, a Roma i promotori si chiuderanno in un teatro e non daranno vita a un corteo, com’era nelle intenzioni di molti, Cremaschi in testa, pare per esplicita richiesta di mamma Cgil. Inoltre, divergono e di molto le interpretazioni sul comportamento del segretario generale, in merito. Il ragionamento dei teorici del fronte firmatario dell’appello (la sinistra della Cgil) ? chiaro: ?Il governo ci chiede di far sposare il diavolo e l’acqua santa, concedendo a Confindustria gran parte del taglio del cuneo da un lato e chiedendoci sacrifici, lacrime e sangue dall’altro. Sul fronte del blocco del turnover nel pubblico impiego ma anche paventando il blocco delle assunzioni. E soprattutto senza nulla concedere, se non i piccoli ritocchi promessi da Damiano sulla 30, sul fronte della lotta alla precariet?. Morale, se la Cgil non d? vita a una grande lotta contro la precariet? questo governo non riceve la giusta scossa e s’involve in senso moderato. Serve una scossa?. Fino al punto di scendere in piazza contro il governo, magari in autunno, magari sul fronte caldissimo del pubblico impiego, come va ventilando in diverse interviste il segretario della Fp Podda? ?Fino a l?. Del resto, il patto tra la Fp della Cgil e la Funzione pubblica della Cisl ? strettissimo. Siamo pronti allo sciopero. Senza dire che, se non ci muoviamo noi, la Fiom e i movimenti non li tiene a freno pi? nessuno, nemmeno Epifani. Non a caso ? stato proprio lui a dirci di presidiare questo lato?. Il segretario, che il documento dei pasdaran della sinistra sindacale si ? ben guardato dal firmarlo, in questi giorni sta tornando su questi e altri punti caldi: lotta alla precariet?, ma per ?superare? la legge 30, rifiuto di un taglio del cuneo fiscale che vada per i due terzi a vantaggio delle imprese e solo per un terzo a vantaggio dei lavoratori, richiesta di segnali forti da parte del governo a favore di chi ? stato pi? penalizzato in questi anni (magari tramite il recupero del fiscal drug), rinnovo di tutti i contratti, in testa i pubblici. Tenendo assieme risanamento e sviluppo, stella polare del patto stretto con Prodi. Perch? serve qualcosa in pi? di quanto dice il governo, certo, ma alla Cgil il senso della responsabilit? non manca. A qualcun altro, dentro la Cgil, invece, manca eccome.
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