6/10/2004 ore: 11:00

L’Italia dei manolesta: in 107 mila presi a rubare

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            mercoledì 6 ottobre 2004

            Siamo quarti in Europa, ma non riusciamo a far diminuire le razzie. «E le aziende ricaricano i costi sui consumatori»

            L’Italia dei manolesta: in 107 mila presi a rubare
            Studio sui furti nella grande distribuzione. «A ogni cittadino costano 52 euro l’anno»

            In Europa la partita tra colossi della grande distribuzione e taccheggiatori è finita uno a zero: complessivamente i furti sono diminuiti, anche se crescono quelli messi a segno dai dipendenti. Ma in Italia il match si è chiuso con un pareggio: gli investimenti anti-mariuolo non hanno funzionato come altrove. Forse perché nel Belpaese il vizietto-della-mano-lunga è più radicato che altrove? E a conti fatti il costo pro-capite dei furti (quasi 52 euro a cittadino) è tra i più bassi del Vecchio Continente? Forse. Certo è che mentre in Europa le perdite di magazzino causate innanzitutto dai furti diminuiscono (-2,2%), supermercati e grandi magazzini nostrani riescono a malapena a non perdere punti. Così che l’Italia è al quarto posto nella classifica dei furti: oltre 107 mila i ladri fermati in un anno. La stessa posizione occupata anche quanto a investimenti per la prevenzione e la sicurezza.

            LA RICERCA
            - In un momento di crisi dei consumi come questo, il peso dei furti si fa sentire. Sui bilanci delle aziende, certo. Ma anche sulle tasche dei consumatori. «Che, oltre alle spese per le strategie anti-taccheggio, devono fare i conti con prezzi ritoccati all’insù per ripianare i bilanci», spiega Roberto Ravazzoni, ricercatore del Cermes-Bocconi. Il barometro europeo, redatto dal Centre for retail research di Nottingham per conto di Checkpoint Systems su 24 Paesi (per la prima volta anche su sette dell’Europa centrale), rivela che «il vizietto» nel 2004 è costato all’Europa 32.999 milioni di euro: 71,52 euro ad ogni cittadino comunitario. Di questa cifra 7.207 milioni di euro sono stati spesi per la prevenzione: 299 milioni in più rispetto allo scorso anno solo per i Paesi dell’Europa occidentale. «Una scelta obbligata - spiega la tendenza Ravazzoni - perché le differenze inventariali sono considerate nei bilanci e oggi più che mai è necessario abbattere i costi non necessari, quindi abbassare i prezzi, per vendere di più e migliorare l’utile». Fotografa la situazione italiana Joshua Bamfield, del Centre for retail research : «Il livello dei furti in Italia è leggermente superiore alla media europea: ogni anno in Italia vengono colti in flagrante 107 mila ladri, quanto tutti gli abitanti di una città grande come Varese». E aggiunge: «Ma mentre il fenomeno sta diminuendo in Gran Bretagna (leader nella classifica dei furti forse anche per i più alti livelli di criminalità) non diminuisce in Italia». Così come in Belgio/Lussemburgo, Germania e Svizzera. Crescono soltanto nei Paesi Bassi (»2,3%). Mentre i più virtuosi nel tenere a bada i taccheggiatori sono i Paesi Baltici (-13,2).


            L’IDENTIKIT - In Europa l’84% di tutte le perdite di magazzino è da collegare ai furti. Furti messi a segno innanzitutto dai clienti (48%), dai fornitori (7), dai dipendenti (29). Sono proprio i lavoratori-ladri in continuo aumento (in particolare in Gran Bretagna e Norvegia): erano il 28% lo scorso anno, il 25,8 nel 2002. E la situazione italiana? Anche in questo caso il dito è puntato contro i manolesta nell’83,2% dei casi: clienti (50,4%), dipendenti (22,9) e fornitori (9,9). Una percentuale da primato, quest’ultima, nella classifica comunitaria.


            I PIÙ RUBATI - I più presi di mira sono i negozi generici e discount, ma anche gli altri punti vendita non alimentari. «Quelli con un tipo di clientela a basso reddito», spiega Ravazzoni. E i prodotti che finiscono più di frequente nelle tasche dei taccheggiatori? Prodotti per la rasatura e macchine fotografiche digitali, dvd e cosmetici, borse e profumi. I primi che verranno protetti con le nuove etichette intelligenti.


            LA PREVENZIONE - Tra gli addetti ai lavori vengono chiamate Rfid: sistemi di identificazione in radiofrequenza. Rappresentano l’ultima frontiera in fatto di controlli. Sono già sperimentate in un centinaio di punti vendita. Ma solo tra un paio d’anni entreranno davvero in azione. E fino ad allora? Etichette che accompagnano la merce nel loro viaggio dal fornitore agli scaffali, telecamere vere e finte, specchi e soprattutto campagne moralizzatrici. «Noi usiamo cartelli, etichette magnetiche e vigilanti nel pieno rispetto della privacy», dice Roberto Pertotti, direttore vendite di Coin e sostenitore della «dissuasione discreta». «Perché in certi casi il costo dei furti arriva anche a corrispondere all’utile», spiega Ravazzoni. «Ma il cliente è sempre al primo posto».

            Alessandra Mangiarotti

            LA SORVEGLIANTE
            Il cellulare la scusa più diffusa «Ero uscito per rispondere...»

            «Ma con chi crede di avere a che fare? Mica sono un ladro io, stavo uscendo solo un attimo per rispondere al telefonino ma poi sarei rientrato per pagare». Isabella Cruceli, 32 anni di cui sei vissuti da agente antitaccheggio, pesca ad occhi chiusi dal repertorio di scuse che ogni giorno si vede propinare. Perché ci saranno anche i manolesta di professione e quelli per necessità, ma sono tanti anche i ladri per gioco o per mania.

            L’identikit?

            «Uomini e donne, a metà».


            Anni?


            «Dai 12 ai 50, ma il vizietto colpisce ad ogni età».


            Tipologia?


            «C’è la ragazzina che ruba in gruppo. Quasi sempre un rossetto o qualcosa che la faccia sentire più bella, facendola scivolare nella manica del maglione o infilandosela sotto il cappello».


            Ladri per gioco o per sfida?


            «Non solo. C’è l’uomo distinto, in doppiopetto, più pratico: riesce ad infilare anche una decina di confezioni di rasoi o profumi nella valigetta».


            E le donne?


            «Ah, sono le più fantasiose: escono dai camerini con il completo intimo più costoso già indossato. Oppure rubano un paio di calze dopo aver comprato una fortuna in abiti e cosmetici. Clienti fedeli con il vizietto, davanti alle quali anche i direttori più di una volta chiudono un occhio».


            A. Ma.

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