13/6/2005 ore: 10:40

L´Istat conferma: Italia in recessione

Contenuti associati

    sabato 11 giugno 2005
      Pagina 39 - Economia

      Nei primi tre mesi dell´anno Pil a -0,5%: è il secondo trimestre consecutivo che la crescita è negativa
      L´Istat conferma: Italia in recessione
      Il debito sfonda quota 1.500 miliardi
      Berlusconi:ma il paese è ricco. Prodi:il sistema non tiene
        LUISA GRION
          ROMA - Ora non si tratta più di stime. E´ ufficiale, l´Italia è in recessione. Ieri l´Istat ha confermato l´analisi sulla ricchezza prodotta già anticipata qualche settimana fa: nei primi tre mesi di quest´anno il Pil ha segnato un meno 0,5 per cento rispetto allo stesso periodo dell´anno scorso. La stessa performance si era verificata nel trimestre precedente, l´ultimo del 2004. I due risultati conseguenti negativi, tecnicamente, non lasciano più alcun dubbio, ma anche le prospettive future non sembrano buone: l´agenzia internazionale di rating Moody´s avverte che pure nella seconda metà dell´anno «potrebbe registrarsi una ulteriore riduzione dell´attività economica»

          Al di là del dato sul Pil, inoltre, cattive notizie arrivano dal fronte dei conti: Bankitalia segnala che a marzo, il debito pubblico ha raggiunto un record assoluto superando per la prima volta la soglia dei 1500 miliardi di euro (1.501,138 per esattezza). Circa 8 miliardi in più rispetto al mese precedente, 58 rispetto ad un anno fa. Ad allargare la voragine, secondo via Nazionale, avrebbero contribuito più le amministrazioni centrali che quelle locali. Ora - si precisa - prima di arrivare ad una valutazione definitiva si dovrà aspettare la fine dell´anno e tenere conto degli interventi di contenimento che il governo metterà in atto. Ma è certo che la svolta di questi ultimi mesi non faciliterà il raggiungimento dell´obiettivo per il rapporto debito-Pil, per quest´anno fissato al 105,3 per cento. L´unica nota positiva registrata dalla Banca d´Italia riguarda l´andamento delle entrate tributarie: da gennaio ad aprile sono aumentate del 6,3 rispetto allo stesso periodo del 2004, anche se fra marzo e aprile si è al contrario notata una frenata.

          Per quanto riguarda invece il Pil va aggiunto che a tale risultato si è arrivati soprattutto grazie al tonfo dell´export: nei primi tre mesi dell´anno le vendite all´estero, rispetto all´ultimo trimestre del 2004 , sono diminuite del 4,1 per cento. Non meglio hanno fatto quelle interne visto l´andamento pressoché piatto dei consumi. Né consola il confronto internazionale: nello stesso periodo Eurolandia è cresciuta in media dello 0,5 per cento, il Giappone dell´1, gli Usa dello 0,9 per cento.
          Se Domenico Siniscalco, ministro dell´Economia, si limita a considerare tali risultati inevitabilmente legati «alla forza dell´euro», il premier Berlusconi prosegue sulla strada dell´ottimismo. «Dobbiamo essere consapevoli della fortuna di essere nati in un paese così meraviglioso - ha detto - L´Italia è un paese ricco, abbiamo otto volte , come ricchezza delle famiglie, quello che è il prodotto nazionale». Ecco, ammette forse «non sa far fruttare così tanto bene la sua ricchezza», magari dovrebbe investire «oltre che nel settore finanziario anche sulle imprese». Una lettura criticata dall´opposizione, ma anche dalla Lega. Roberto Calderoli, ministro delle Riforme commenta: «Bisogna avere il coraggio di riconoscere quella che è la realtà dei fatti, altrimenti la gente non ti dà più credito A prescindere dall´Istat, m´interessa risolvere il problema delle famiglie che non arrivano alla fine del mese».
            Romano Prodi, leader dell´Unione, è convinto che i dati dimostrino come «il sistema non tenga e siano necessario misure urgenti». Purtroppo, ha detto, «queste analisi al peggioramento sono diventate una costante. I dati sull´export fanno impressione, il problema dell´Italia è che deve ricominciare a correre». Per il presidente degli industriali Montezemolo «i numeri non certo incoraggianti dimostrano la necessità di affrontare con rigore e senso dello Stato i profondi rafforzamenti strutturali necessari al paese». Molto preoccupati i sindacati. Guglielmo Epifani , leader della Cgil, è più che mai convinto che il paese versi in difficoltà gravissime «è in recessione profonda, la crisi tocca tutti i settori, dall´industria all´agricoltura. La via d´uscita può essere solo una svolta profonda in politica economia che questo governo non è in grado di assicurare». Savino Pezzotta, leader della Cisl confessa : «Ad ogni nuovo dato mi vengono i brividi».

          Close menu