Martedì 9 Gennaio 2001 norme e tributi Finanziaria: Decisione dopo un intervento di Salvi. Autocertificazione per i neo-beneficiari. L’Inps accelera sugli aumenti. Dal 1° marzo gli incrementi su pensioni e maggiorazioni sociali ROMA Gli aumenti delle pensioni più basse saranno erogati con la rata in pagamento il prossimo 1° marzo. Al termine di una riunione di ieri con i sindacati l’Inps ha risolto così il problema legato agli incrementi inseriti nella Finanziaria 2001, dopo che sull’argomento era sceso in campo anche il ministro del Lavoro, Cesare Salvi.
In un comunicato l’Istituto spiega che i pensionati al minimo, titolari di maggiorazioni sociali già in pagamento secondo i vecchi importi (circa 400mila persone), avranno gli aumenti dal 1° marzo 2001, con gli arretrati da gennaio. Stessa cosa per i pensionati sociali, già titolari dell’aumento fino a 125mila lire mensili (circa 80mila persone), i quali riceveranno dal 1° marzo 2001 l’incremento di 25mila lire al mese (per chi non ha raggiunto i 75 anni di età) e di 40mila lire mensili (per chi ha 75 anni e oltre), con gli arretrati da gennaio. Come richiesto da Salvi, tuttavia, nei loro confronti l’Inps «farà il possibile affinché una parte dei pensionati interessati all’adeguamento delle maggiorazioni sociali e delle pensioni sociali possa ricevere gli aumenti già nella rata di febbraio 2001».
Ci vorrà invece più tempo per i titolari di pensione integrata al minimo, di assegno sociale o di pensione sociale che acquisiscono per la prima volta, in base al reddito, il diritto agli aumenti decisi dalla Finanziaria di quest’anno. Per ottenere il beneficio economico questi soggetti dovranno infatti presentare all’Inps — direttamente o tramite patronato — un’apposita domanda, contenente (ma questo l’Istituto nella nota di ieri non lo specifica) un’autodichiarazione reddituale. L’Istituto di previdenza raccomanda «di presentarle quanto prima», per essere messo nella condizione di liquidare gli aumenti al più presto, garantendo al tempo stesso «una corsia preferenziale per la loro definizione».
Infine, una precisazione. «L’Inps — si legge nel comunicato — è impegnato in una generalizzata campagna di acquisizione dei dati reddituali dei pensionati titolari di prestazioni legate al reddito, che non potrà esaurirsi in tempi brevi in quanto la verifica va estesa fino all’anno in corso. Al termine di questa operazione non è pertanto da escludersi che si possano determinare situazioni in cui gli aumenti erogati non risulteranno dovuti in tutto o in parte e dovranno essere recuperati».
Così, del resto, si era espresso poco prima il ministro Salvi. Il quale aveva chiesto di provvedere in fretta al pagamento degli aumenti, precisando di avere dato indicazioni in tal senso all’Inps.
La polemica era nata venerdì scorso, quando i sindacati avevano lamentato il fatto che gli aumenti, pur previsti con decorrenza 1° gennaio 2001, non erano stati ancora riconosciuti. L’Inps aveva chiesto tempo sino a fine marzo per effettuare i dovuti controlli sui redditi dei pensionati, ma ieri Salvi si è espresso per il via libera al pagamento degli aumenti a chi già aveva diritto alle vecchie maggiorazioni. Quanto ai nuovi aventi diritto, il ministro aveva osservato che «l’autocertificazione si applica ormai il più possibile in Italia e sarebbe strano escludere proprio questi pensionati, che sono quelli che stanno peggio». Ma come fare nel caso di truffe? «Contro simili ipotesi, che comunque riguardano casi minimi — ha risposto il ministro — si faranno i controlli necessari e si chiederà il rimborso». Da qui la decisione dell’Inps di chiedere l’autocertificazione.
Una posizione «giusta», questa dell’Inps, secondo Giuliano Cazzola, esperto di previdenza. «L’Inps ha ragione — dice — visto che non può tenere legittimamente una linea di condotta diversa da quella di controllare i requisiti degli aventi diritto al miglioramento delle pensioni più modeste. È la legge che ha stabilito delle condizioni selettive (età e reddito), dal momento in cui è previsto che i miglioramenti riguardino l’istituto delle maggiorazioni sociali. Già in epoca precedente — prosegue Cazzola — quando vennero ritoccate le pensioni sociali, furono necessari alcuni mesi di lavoro amministrativo anche se l’operazione riguardava una platea più ridotta di quella attuale. Nessuno protestò benché vi furono scioperi di alcuni settori del personale addetto alle procedure informatiche che provocarono ulteriori ritardi nei pagamenti. Si vede — conclude Cazzola — che allora non erano imminenti le elezioni».
Marco Peruzzi
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