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L'equilibrismo di Epifani pende a sinistra

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    martedì 31 luglio 2007

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    CGIL. DOMANI LA SEGRETERIA. TIMORI PER GLI SPAZI APERTI ALLA CISL

    L'equilibrismo di Epifani pende a sinistra
      Il leader sempre più tentato dalla Cosa Rossa. Riformisti nervosi. L’appello di Walter

      Di Tonia Mastrobuoni
        Il punto non è affatto, come continua a puntualizzare la Cgil, che c'è uno scarto tra il testo concordato con i sindacati e il Protocollo sul welfare presentato lunedì scorso dal governo. Nella trattativa, ha ribadito ieri il segretario nazionale, Fulvio Fammoni, continuano a persistere «diversità» fra i testi discussi e quelli «consegnati con scelta unilaterale del governo come non più emendabili e su cui abbiamo con chiarezza espresso contrarietà». Peccato, maligna qualcuno proprio dalla confederazione di Corso d'Italia, che Fammoni neanche fosse presente all'ultima, fatidica riunione tecnica con l'esecutivo prima del vertice a Palazzo Chigi. E chi maligna è quella parte della Cgil che sta covando un malumore crescente, dopo lo strappo di Epifani della settimana scorsa. Il timore che serpeggia segnatamente nell'ala riformista della Cgil è che il segretario generale stia abbandonando quel difficile equilibrismo che lo ha caratterizzato sinora, nella gestione di una confederazione scossa ultimamente dalla nascita del Partito democratico e, soprattutto, dalla scissione della Sinistra democratica di Fabio Mussi. E alle prese, da sempre, con gli strappi di Rifondazione e della Fiom, su molte delle vertenze principali.

        La mancata firma del Protocollo e l'annuncio successivo, dalle colonne di Repubblica, di un non meglio specificato «inizio di una nuova stagione», dopo l'accertata «fine della concertazione», da parte di Epifani, ha fatto balzare sulla sedia più di un rappresentante dell'anima riformista della Cgil. Che non vede gli estremi per uno strappo così pesante con il governo Prodi e comincia a temere invece che il segretario generale abbia già scelto, che abbia già deciso di riposizionare la Cgil tout court sulla Cosa Rossa. E non è un caso, sussurrano dal fronte più in sintonia col Pd, che proprio sul Protocollo la vasta area della maggioranza che va da Mussi a Diliberto si sia prodotta la settimana scorsa in una vistosissima saldatura sul fronte del “no” a Prodi e all'appoggio alla linea di Epifani. Soprattutto, dopo che Mussi aveva mantenuto le distanze da Rifondazione e Comunisti italiani su un'altra vertenza cruciale, ossia sullo “scalone”, chiusa solo qualche giorno prima a Palazzo Chigi. Con la firma di tutti, Epifani compreso.

        La resa dei conti sullo “strappo” della settimana scorsa è annunciata, intanto, per domani, quando la segreteria è convocata per discutere la lettera di replica di Epifani a Romano Prodi. Una riunione importante che nelle intenzioni dei riformisti dovrà contenere, puntualizza una fonte, «una chiara indicazione sul fatto che la Cgil fima il Protocollo, naturalmente con quelle osservazioni cruciali, di metodo, che ha già messo in luce il documento del direttivo della scorsa settimana». Altrimenti, se non si ricuce lo strappo con il governo, aggiunge la fonte, «la discussione potrebbe diventare molto, molto difficile: qualunque ripensamento sarebbe poco condivisibile, per una parte della confederazione». Qualcun altro agita addirittura lo spettro di una scissione interna, «se non avremo un segnale chiaro di chiusura del contenzioso con il governo. Dobbiamo riconquistare la nostra autonomia. Che dal nostro punto di vista è saltata nel momento in cui Epifani ha parlato mercoledì scorso della “fine della concertazione”». Il motivo per tanto allarme e tanta ansia di ricucire con l'esecutivo è anche un altro. Una preoccupazione forte che emerge frequentemente dalle conversazioni con i “dissidenti” è che il ripiegamento di Epifani stia lasciando spazio alla Cisl per ampie e dolorose scorribande sul terreno politico abbandonato attualmente dal leader della Cgil. Quello, cruciale, del Partito democratico. Non a caso il probabile leader del futuro Pd, Walter Veltroni, ha espresso ieri con vigore la necessità di sostenere il governo e a firmare il Protollo sul welfare, definito «un punto di equilibrio importante», nonché «un punto di riferimento, un primo passo verso la lotta al precariato del lavoro e, soprattutto, al precariato della vita». Una presa di posizione inequivocabile che somiglia molto ad un appello. Forse, l'ultimo.

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