1/6/2010 ore: 10:24

J’accuse di Draghi:la macelleria sociale è colpa degli evasori

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«Macelleria sociale è un’espressione rozza, ma efficace: io credo che gli evasori fiscali siano i primi responsabili della macelleria sociale ». È una battuta fuori testo, quest’anno, a segnare il senso delle ultime Considerazioni finali del governatore Mario Draghi. Un appello forte al ritorno alla legalità, al rispetto delle «regole del gioco». Per uscire dalla crisi serve sì correggere il deficit,ma non basta: occorre «coniugare la disciplina di bilancio con il ritorno alla crescita». E uno dei pilastri della crescita è proprio il rispetto delle norme condivise, che in Italia vuol dire lotta all’evasione e alla corruzione. Sono queste le riforme strutturali necessarie e non più rinviabili per far ripartire il Paese: la legalità diventa così motore economico. Mai Bankitalia era stata più chiara su questo punto.
MANOVRA L’intervento letto ieri davanti all’Assemblea dei partecipanti cade a poche settimane dalla crisi greca. Uno tsunami che ha messo a rischio i bilanci di tutti i Paesi, ed ha messo l’Europa di fronte ai suoi ritardi storici: poca convergenza politica, troppi «tentennamenti» soprattutto da parte della Germania. Reagire non sarà facile. Ma «la crisi ci ha ricordato l’importanza dell’azione comune, della condivisione di obiettivi, politiche, sacrifici», osserva il governatore. Senza equità e condivisione siamo destinati a fallire. Per questo la legalità è imprescindibile. La manovra appena approvata «era inevitabile nelle nuove condizioni di mercato». Così come dopo il caso Grecia il rientro dal disavanzo si impone a molti altri stati europei. Ma c’è il rischio che le restrizioni di bilancio (tutte ancora da verificare attentamente nel caso dell’Italia, perché tagliare la spesa non è affatto semplice , visti gli andamenti degli ultimi anni) incidano sulle prospettive di ripresa. Per questo il binomio rigore-crescita deve seguire una ricetta stringente e imperativa: conti in ordine,un nuovo perimetro dello Stato, fedeltà fiscale e infine nuovo mercato del lavoro, che dia nuove prospettive ai giovani, finora le «vere vittime della crisi». Questi «ingredienti» devono esserci tutti. Uno da solo non basta.
EVASIONE «L’evasione fiscale è un freno alla crescita perché richiede tasse più elevate per chi le paga», osserva Draghi. Il fardello del fisco - più pesante che nel resto d’Europa - ostacola l’attività economica nel nostro Paese e colpisce le famiglie più deboli. «Il prelievo sui redditi da lavoro più bassi - continua il governatore - e quello sulle imprese , includendo l’Irap, sono più elevati di 6 punti» rispetto agli altri Paesi dell’area euro. Poi, gli ultimi dati del fisco «malato». «Si può valutare che tra il 2005 e il 2008 il 30% della base imponibile dell’Iva sia stato evaso - dichiara Draghi - in termini di gettito sono oltre 30 miliardi l’anno, due punti di Pil». Trenta miliardi «rubati» alla collettività da chi non paga l’Iva: un dato da brividi. «Se l’Iva fosse stata pagata - dice a braccio il governatore - oggi il rapporto debito Pil sarebbe tra i più bassi d’Europa, sotto il 60% chiesto dall’Europa». Così il governatore «benedice» le misure di lotta all’evasione volute (finalmente) dal governo nell’ultima manovra. «L’obiettivo immediato è il contenimento del disavanzo - spiega - ma in prospettiva la riduzione dell’evasione dev’essere una leva di sviluppo, deve consentire quella delle aliquote». Insomma, pagare tutti per pagare meno. Questo meccanismo di recupero di gettito e alleggerimento delle aliquote «va reso visibile ai contribuenti». I cittadini devono sapere quanto è stato recuperato, ed essere consapevoli che il surplus di entrate sarà destinato ad alleggerire il peso delle tasse.
CORRUZIONE Dopo il fisco, c’è la corruzione. Altro «cancro» italiano. «Relazioni corruttive tra soggetti privati e amministrazioni pubbliche - dichiara Draghi - in alcuni casi favorite dalla criminalità organizzata,sono diffuse. Le periodiche graduatorie internazionali collocano l’Italia in una posizione sempre più arretrata. Studi empirici mostrano che la corruzione frena lo sviluppo economico». Più c’è malavita, più c’è sottosviluppo. Nel Mezzogiorno «il valore aggiunto pro capite del settore privato è pari al 45% di quello del centro-nord». Ovvero:meno della metà. Già da tempo Bankitalia non fa mancare i suoi richiami sul rischio riciclaggio, soprattutto dopo il varo delle norme sullo scudo fiscale, che hanno garantito l’anonimato a chi ha fatto rimpatriato entrare i capitali.
FEDERALISMO Per tagliare la spesa pubblica serve ridisegnare il perimetro dello Stato. Il governatore sembra suggerire che i tagli lineari da soli non servono: bisogna individuare le aree di sprechi e inefficienze. Il federalismo fiscale «deve aumentare l’efficienza dell’uso delle risorse».

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